Invece di pulire le strade di Roma dall'immondizia e svuotare i cassonetti, durante i turni di lavoro un gruppo di netturbini si era organizzato per depredare, letteralmente, i mezzi della municipalizzata: li portavano in depositi nascosti e svuotavano i serbatoi, rivendendo poi il carburante ad acquirenti privati. Ma non è tutto: tra le fila dell'azienda comunale c'era anche chi faceva il pieno alla propria auto a spese della municipalizzata, o si faceva aiutare dal benzinaio di fiducia a prosciugare le carte prepagate destinate al rifornimento di mezzi aziendali e furgoncini. Tutte queste condotte portano a un passo dal banco degli imputati 25 persone, tra dipendenti dell'Ama e clienti. I primi sono accusati, a seconda delle posizioni, di associazione a delinquere e peculato. Gli altri, invece, devono rispondere di ricettazione. Il pm Carlo Villani, titolare del fascicolo, ha firmato una richiesta di rinvio a giudizio e adesso a decidere sarà il gup, nell'udienza preliminare fissata il 23 febbraio.
LE ACCUSE
I dipendenti infedeli, per arrotondare - di parecchio - lo stipendio, avrebbero messo in piedi un'organizzazione curata nei dettagli.
LE CARTE AZIENDALI
Non è tutto. L'inchiesta ha scoperchiato anche un'altra abitudine illegale di diversi dipendenti dell'azienda comunale. In 7 sono accusati di avere utilizzato in modo indebito le tessere carburante messe a disposizione dall'Ama. Stefano Cirulli e Massimo Farotti, per esempio, si sarebbero accordati con un benzinaio in via Flaminia Nuova che li avrebbe aiutati a sottrarre gasolio e benzina. Nel capo di imputazione si legge che Cirulli si sarebbe appropriato della miscela per 104.161 euro, mentre Farotti per 97.381 euro. In questo caso i fatti sarebbero stati commessi nel 2018 e fino al 5 aprile 2019. Altri cinque dipendenti infedeli, invece, avrebbero utilizzato le carte carburante intestate all'Ama, senza esserne titolari, per fare rifornimento a mezzi privati. Si parla di ammanchi per altri 30mila euro.