Killer Roma, dalle cinesi urla disperate ma nessuno è intervenuto: negli audio sul cellulare di De Pau 90 secondi di grida

Un’inquilina: «Sul pianerottolo ho visto una vittima agonizzante ma ancora viva»

Dalle cinesi urla disperate, ma nessuno è intervenuto: negli audio sul cellulare di De Pau 90 secondi di grida
di Valeria Di Corrado e Valentina Errante
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Giovedì 24 Novembre 2022, 00:41

Nessuno degli inquilini del palazzo di via Riboty 38, a Prati, ha sentito le urla disperate di aiuto delle due prostitute cinesi brutalmente uccise giovedì scorso da Giandavide De Pau. Eppure quelle grida strazianti hanno riecheggiato intorno alle 10,40 di mattino nell’edificio di nove piani, composto da 33 appartamenti, mentre c’era un continuo via vai di inquilini, un trasloco in atto e un portiere che stava pulendo le scale. La prova del fatto che Yan Rong Li (56 anni) e Xiuli Guo (43 anni) abbiano urlato per un interminabile minuto e mezzo, è stata ritrovata dagli uomini della Squadra mobile negli audio registrati dal cellulare del killer, da lui dimenticato nell’appartamento delle cinesi dopo la mattanza.

 

«ERA RANTOLANTE»

È stata però soltanto un’inquilina del piano seminterrato ad accorgersi che sul pianerottolo del primo piano era riverso per terra in una posizione innaturale il corpo nudo di Xiuli, martoriato di coltellate e ricoperto di sangue.

La signora Gaetana, intorno alle 10,30, era salita intorno con l’ascensore all’ultimo piano per stendere i panni. Dopo una decina di minuti ha riferito di essere scesa a piedi. «Arrivata al primo piano - si legge nell’ordinanza con cui il giudice delle indagini preliminari ha disposto la misura cautelare della custodia in carcere per De Pau - vedeva una donna nuda a terra adagiata sul fianco destro e interamente ricoperta di sangue; quindi, telefonava immediatamente al portiere (che poi alle 10,45 ha chiamato il numero d’emergenza 112, ndr). Descriveva la donna a terra come ancora in vita e rantolante». In effetti, in uno degli audio registrati dal cellulare di De Pau, «si sente il rantolo di Xiuli Guo in fin di vita, ritrovata agonizzante sul pianerottolo; dopo qualche minuto si sente la voce del portiere e poco dopo dei soccorritori».

TANTI CLIENTI FEDELI

Dalle indagini sul triplice omicidio è emerso che nell’appartamento all’interno 8 di via Riboty 38 c’era un continuo andirivieni di clienti, alcuni dei quali fidelizzati negli anni. Uno di loro, dopo essersi presentato spontaneamente in Questura, ha riferito di essere stato nell’ultimo anno e mezzo un assiduo cliente delle due cinesi e di esserci andato anche il giorno prima del delitto. Le prestazioni costavano 50 euro ciascuna: il prezzo concordato anche con il killer. Un altro frequentatore della casa di appuntamenti aveva precisato che dal 2013 c’era sempre stata Yan Rong Li (detta Lia) e una connazionale più giovane che si faceva chiamare Sofia. Il legame tra quest’ultimo uomo e Lia era diventato con gli anni più inteso e radicato, al punto che lui le aveva chiesto di cambiare vita e di andare a vivere insieme. Ma la 56enne si era rifiutata «perché la sua attività era redditizia e le permetteva di aiutare i suoi figli in Cina».

 

LA MODALITÀ DEGLI INCONTRI

«Quando entravo se Lia era impegnata con altri clienti io attendevo il mio turno in cucina o in un’altra stanza - ha raccontato l’uomo - Vorrei precisare che l’iter degli appuntamenti era lo stesso per tutti i clienti. Se Lia e Sofia erano impegnate con altri clienti, una delle due interrompeva il rapporto sessuale con il cliente di turno e faceva accomodare il cliente che aveva suonato facendolo attendere in una delle stanze libere in quel momento. L’appartamento, ubicato al primo piano dello stabile, è composto da un ingresso, due camere da letto, una cameretta, una cucina e un bagno». «Vorrei precisare che i clienti che entravano in attesa del proprio non si incontravano mai faccia a faccia tra di loro - ha riferito l’uomo - Questo era premura adottata da Lia per la discrezione dei suoi clienti. Io, in tanti anni, nonostante abbia sentito entrare gli altri clienti mentre ero in stanza con Lia, non ho mai visto in faccia nessuno di loro».

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