Gambizzati a Morena, per gli investigatori il vero bersaglio era il 21enne Simone Daranghi

L’ipotesi è che Daranghi dopo i primi colpi sia fuggito temendo l’accanimento dei sicari

Gambizzati a Morena, per gli investigatori il vero bersaglio era il 21enne Simone Daranghi
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 13 Febbraio 2023, 22:35 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 15:22

Ci sono almeno due elementi che spingono gli investigatori a ritenere come l’agguato di sabato, consumatosi a Morena, avesse per bersaglio la vittima più giovane: il 21enne Simone Daranghi, nato a Frosinone e con un trascorso nello spaccio di Alatri. La stessa cittadina dove due settimane fa Thomas Bricca è stato ucciso per uno scambio di persona, all’interno di un regolamento di conti per droga. Il primo riguarda le reazioni - diverse - mostrate da Daranghi e dall’altra vittima, Alex Corelli (27 anni), dopo la sparatoria. Daranghi, colpito una sola volta all’altezza del femore, è scappato dal teatro dell’agguato arrivando da solo al pronto soccorso del policlinico Casilino ma firmando poi le dimissioni contro il parere dei sanitari. Corelli, invece, ha chiesto aiuto in un locale vicino.

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Il secondo elemento attiene al contesto, ovvero alla scena dell’agguato: a Morena Alex Corelli, figlio del più noto Roberto, da tutti conosciuto come il “Capitano”, ci è nato e cresciuto.

La sua prima “batteria” l’ha messa su che non aveva ancora 16 anni e sulla scia del padre ha iniziato a fare affari con gli stupefacenti benché formalmente sia titolare di un esercizio commerciale che, guarda caso, dista meno di un chilometro dal punto esatto della sparatoria. Corelli, che pure rimbalzò agli onori delle cronache (senza contestazioni) per l’omicidio del 18enne Edoardo Sforna e che pare sia collegato stando alle informazioni delle forze dell’ordine al clan Senese, sabato sera era di fatto a casa sua e dalla reazione avuta dopo gli spari, tutto si aspettava meno di essere quasi ammazzato. 

IL TESTIMONE

«Ho sentito i colpi, tre in successione, il tempo di capire che provenissero da una pistola per quel suono metallico inconfondibile ed ecco che Corelli chiedeva aiuto all’ingresso del locale: saranno passati dieci secondi. Era sotto choc, farneticava, non credo se lo aspettasse». Davide è il titolare del pub “N.1” che dista meno di cinque metri dal punto dove sabato sera si è fermata la Smart bianca di Corelli. «Credo dovesse acquistare delle sigarette - conclude Davide - qui accanto c’è il distributore del tabaccaio».

LA DINAMICA

E forse è andata proprio così: Corelli si è fermato in quel piccolo slargo per andare a comprare le sigarette. I due potrebbero essere scesi dall’auto e chi li aspettava (perché l’ipotesi è che l’agguato sia stato studiato) li abbia poi colpiti. Purtroppo la polizia non ha ancora trovato un impianto di videosorveglianza che possa tornare utile. Le telecamere del pub non funzionano, quelle del bar-tabacchi non arrivano ad inquadrare la scena della sparatoria. Dall’altro lato della strada ci sono le telecamere di un “drugstore” ma sembrerebbe che anch’esse non abbiano ripreso nulla. 

IL MOVENTE

E veniamo al movente: entrambi, al momento, non hanno sporto denuncia, Corelli come Daranghi ha lasciato l’ospedale poche ore dopo l’arrivo al pronto soccorso. Nell’immediatezza il 27enne ha parlato di una tentata rapina ma solitamente nessuno spara alle gambe per un rosario d’oro che si porta al collo. Le indagini sono alle fasi iniziali e vanno avanti per capire se esiste un legame con Alatri e se la sparatoria sia eventualmente collegata all’omicidio di Bricca o quantomeno al contesto dentro cui è maturato. L’ipotesi degli investigatori è che tra Morena e Alatri ci sia un nesso. Quel che è certo è che il 21enne nel 2019 fu arrestato nell’ambito di un’operazione sullo spaccio che da Frosinone si spingeva ad Alatri. L’avvocato che assiste la famiglia Daranghi esclude collegamenti ma c’è anche da ricordare come il ragazzo sia amico di uno dei due fratelli che, dopo la morte di Bricca, si sono presentati in caserma perché sospettati di essere coinvolti nell’omicidio. «Noi non c’entriamo», hanno detto aggiungendo però delle informazioni utili e, soprattutto, dei nomi.

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