Ama, il piano dei ladri digasolio, le intercettazioni: «Non confesso, si prescrive tutto»

Per questa vicenda 18 persone - tra netturbini e clienti - rischiano il processo per avere usato le carte prepagate fornite dall'azienda

Ama, il piano dei ladri digasolio, le intercettazioni: «Non confesso, si prescrive tutto»
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 08:15

La strategia per difendersi in un eventuale processo è chiara: «L'avvocato mi ha detto di non confessare e di puntare alla prescrizione», è il sunto di quanto detto da uno dei predoni del gasolio che, sottraendo carburante destinato ai mezzi aziendali dell'Ama, ha contribuito a scavare una voragine nei conti della municipalizzata romana dei rifiuti. Per questa vicenda 18 persone - tra netturbini e clienti - rischiano il processo per avere usato le carte prepagate fornite dall'azienda come un bancomat personale, altre 7 che hanno già patteggiato e la Procura ha aperto una nuova maxi-inchiesta.

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I DIALOGHI

Le intercettazioni risalgono al gennaio del 2021, quando diversi colleghi sono già stati sottoposti al procedimento disciplinare e, su consiglio del sindacato, hanno confessato. Alcuni sono stati licenziati, altri hanno ricevuto sanzioni. «Di lui lo sanno tutti, eh... la sua scheda è diventata come una carta di credito... chiamava gli amici, li aspettava ai distributori... era contante per lui... questi arrivavano con la macchina, lui faceva il pieno... si faceva due taniche a sera», dice uno dei dipendenti finiti sotto inchiesta. Poi si lamenta per la strategia di alcuni colleghi, che hanno scelto di confessare: «Il sindacato ci ha rovinati a fare i rei confessi... non lo dovevamo fare... se tu vai là e ti metti a chiacchierare... tu là non devi dire niente, ci deve pensare l'avvocato». Poi aggiunge di avere parlato con il suo legale, che si è raccomandato di «prendersi assolutamente la facoltà di non confessare». Sostiene che punteranno «a far passare più tempo possibile, in modo tale da mandare l'ipotetica sentenza in prescrizione». L'uomo continua a contestare la strategia della confessione e dice di avere ammonito un altro dipendente che deve essere interrogato entro qualche giorno: «Ti diranno che hanno le telecamere, hanno tutto, ma non hanno un c... non ti fare mettere in mezzo, gli ho detto... non ci sono telecamere, non ci sono confessioni, non c'è niente, come ha scritto l'avvocato, no?». E ancora: «Io sono andato un giorno e mi hanno fatto: "Ci stanno tre Procure che stanno indagando sull'Ama", capito no?».

IL DIRIGENTE

In un'informativa della Guardia di finanza, che indaga sul caso con il pm Carlo Villani, viene sottolineato che diversi «dirigenti, in sede disciplinare, hanno in qualche misura avallato la prassi, abitualmente seguita da alcuni dipendenti, di procedere ai rifornimenti dei mezzi anche per conto dei colleghi, lamentando tuttavia la difficoltà di assicurare un'effettiva vigilanza su eventuali comportamenti illeciti stante le criticità di tipo logistico da tempo segnalate che li costringevano a condividere con terzi gli uffici in cui venivano custodite le card». Uno dei dirigenti è stato licenziato, con l'accusa di non avere mai denunciato i comportamenti illegali e, soprattutto, di non avere monitorato la situazione.

L'ABITUDINE

Su un punto, tutti gli indagati concordano: sottrarre carburante all'azienda, utilizzando le carte prepagate - che dovrebbero essere usate per fare il pieno ai veicoli dell'Ama - era un'abitudine. Uno dei netturbini - licenziato - ha ammesso di avere prelevato «in più occasioni benzina e di averla rivenduta a conoscenti» e si è giustificato dicendo che si trattava di «una pratica diffusa». A spiegare il sistema, il dipendente di un distributore di carburante in via Flaminia, finito sotto inchiesta per avere collaborato con due netturbini: per ogni rifornimento effettuato sui veicoli Ama venivano addebitati circa 15 o 20 euro in più rispetto al costo del carburante effettivamente erogato - in alcuni casi la cifra sarebbe arrivata fino a 75 euro - e il denaro accumulato veniva diviso a metà tra lui e i due dipendenti. In alcuni casi, è emerso dalle indagini, sarebbero state effettuate centinaia di operazioni nel corso della stessa giornata.
Michela Allegri
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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