Vermicino, Franca Rampi: «Senza Nando sarei impazzita di dolore»

Vermicino, Franca Rampi: «Senza Nando sarei impazzita di dolore»
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 30 Giugno 2017, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 1 Luglio, 08:06

«Senza di lui, quei giorni, sarei impazzita». Franca Rampi ha appena saputo che Nando Broglio, il pompiere che nell'estate del 1981 parlò per tre giorni e tre notti con Alfredino, inghiottito nel pozzo di Vermicino, mentre la terra franava e le ricerche si facevano di ora in ora più disperate, è scomparso dopo un infarto e una battaglia di due anni con l'Alzheimer. Lo ricorda ancora, con il megafono in mano, a parlare senza sosta di Mazinga e «degli altri fumetti», per provare a scacciare i fantasmi più atroci dalla testa del bimbo di sei anni precipitato sessanta metri sotto terra, poco distante dalla casa di campagna dei genitori, alle porte di Roma. «Nando provava a tenerlo sveglio, a intrattenerlo», ricorda Franca. «Gli prometteva che un giorno sarebbe andato su uno dei loro furgoni, su un camion dei pompieri». I funerali di Broglio si terranno stamattina, alle 11.30, nella chiesa di Don Bosco, periferia Sud della Capitale. Il Corpo dei Vigili del fuoco ieri lo ha omaggiato così: «Nando parlò senza sosta con lui, per ore e ore, cercando di sostenere Alfredino e di stargli vicino».

Signora Franca, cosa ricorda di Nando e di quelle ore?
«Non potrò mai scordare quanto Nando sia stato importante per tutti noi. Ci ha aiutato nei momenti più difficili della nostra vita, in qualche modo si è sostituito a noi, che in quelle ore interminabili non sapevamo come comportarci, cosa dire, cosa fare. Lui invece...».

Lui?
«Nando è rimasto lucido, dall'inizio alla fine. Ha iniziato a parlare con Alfredo e ha continuato per ore e ore, cosa che noi non riuscivamo a fare. Psicologicamente è stato fondamentale. Davvero, a distanza di tanti anni, oggi penso che quel suo dialogo con mio figlio mi abbia salvato la vita».

A Nando ha dedicato parole molto belle, in una testimonianza pubblicata sul sito dell'associazione che lei ha fondato dopo la morte di Alfredo, il Centro Rampi...
«Ho detto la verità. Parlando con Alfredo, Nando mi ha liberato dall'angoscia di dover essere io a parlare. In quel momento non ero in grado, avevo costantemente il suo urlo dentro la testa. Se avessi continuato a parlare con lui sarei sicuramente impazzita. Anche per questo oggi posso dire che Nando Broglio è stata la persona che mi è rimasta più cara in quell'occasione. Anche se come ho detto più volte in passato ci sono stati degli errori nei soccorsi, a lui sono sempre stata legata».

Qual'è stato il vostro rapporto dopo la tragedia? Avete continuato a sentirvi?
«Purtroppo siamo rimasti in contatto solo per pochi anni. Ma non ho mai scordato quello che ha fatto».

Cosa vorrebbe dire ai familiari di Broglio? Lo sa che anche il figlio, Andrea, si è arruolato nei vigili del fuoco e oggi lavora come pompiere?
«Non lo sapevo, mi fa piacere che abbia seguito l'esempio del padre. Alla sua famiglia posso solo dire che la sua morte mi rattrista molto, davvero. Purtroppo con molti vigili del fuoco in tutti questi anni abbiamo mantenuto i rapporti, mentre con lui ci siamo sentiti solo i primi tempi. Poi la vita ci ha allontanato. Ma per me è rimasta una delle persone più importanti. Perché quello che ha fatto per Alfredino e per tutti noi della famiglia, ha avuto un valore che non si può descrivere».