Vermicino, l'ultimo saluto al pompiere eroe: «Papà Nando ora gioca con Alfredino»

Vermicino, l'ultimo saluto al pompiere eroe: «Papà Nando ora gioca con Alfredino»
di Raffaella Troili
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Sabato 1 Luglio 2017, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 16:26

I veri eroi se ne vanno in silenzio, come hanno vissuto, semplicemente. Lo sa la famiglia di Fernando Broglio che ieri ha detto addio al suo eroe privato, il padre, il marito, il vigile del fuoco segnato da un'esperienza che lo rese tragicamente noto a tutti: fu lui nell'estate del 1981 a parlare per tre giorni e tre notti con Alfredino Rampi, il piccolo di 6 anni precipitato in un pozzo a Vermicino.
«Mi dice come faccio a dimenticare?» diceva ancora Nando nel 2001, dopo 20 anni, quattro figli, Fabrizio, Roberto, Andrea e Silvia, diventati grandi, i riconoscimenti, la pensione. «Sicuro che è tra gli angeli, e sicuro è andato a cercare quello più piccolo, qualche giochino insieme lo staranno facendo, lui e Alfredino», le parole di Andrea Broglio, uno dei figli del vigile del fuoco, non appena il carro funebre si è allontanato, gli ultimi saluti terminati.
Gli amici, i colleghi, i familiari, l'hanno pianto ieri nella chiesa di Don Bosco dove all'esterno, al termine della funzione, il feretro è stato salutato dalla sirena azionata dal camion dei vigili del fuoco fermo sul piazzale mentre la moglie Rina Bernardini stringeva a sè la foto posata sulla bara assieme al casco dei pompieri.
Fernando Broglio aveva 79 anni, da qualche anno non stava bene, è morto di infarto in una clinica romana. «Papà era semplice, molto semplice, generosissimo, buono, altruista. Ma era solo nostro padre, con Vermicino ne sono venuti tutti a conoscenza.
Hanno avuto la possibilità di vedere l'uomo, un uomo grandissimo, per noi un grandissimo papà».

LA FOTOGRAFIA
In casa Broglio, privatamente, Alfredino non è morto mai «si emozionava a parlarne, è rimasto segnato», una foto del bambino con la maglietta a strisce è rimasta nella vetrinetta, un ritaglio del Messaggero, come un caro amico in chiesa ha detto «che una parte di Nando è rimasta lì a Vermicino, nel pozzo», dove per tre giorni ha raccontato favole, fatto promesse, cantato anche, finché anche lui ha perso le parole assieme ad Alfredino.
Parlava diretto e romano, quando conosceva qualcuno gli stringeva la mano in una morsa forte e verace, Nando. E chi l'ha conosciuto e amato anche ieri ha avuto lo stesso contegno. Pochi fiori, di chi gli ha voluto davvero bene. Nessuna corona istituzionale, neanche della famiglia Rampi. Ma nessuna voglia di commentare, nessun livore, Nando di sicuro non avrebbe approvato. «Non stava bene da due tre anni, ma è stata una morte improvvisa, speriamo che a breve un contatto ci sia, per farci un saluto».
Nulla più, anche la signora Rina sta per rispondere poi le si incurva solo amaramente la bocca. Bella gente, in punta di piedi, come Nando, in questa don Bosco calda e deserta per il ponte, i parenti, gli amici della sua squadra Tuscolano 12 A, tutt'altra atmosfera rispetto all'altro di funerale, lo show - era l'agosto 2015 - andato in scena sempre qui, per l'addio stile Padrino a Vittorio Casamonica. Il parroco parla del non senso della morte, del passaggio nel tunnel oscuro che aspetta tutti, il genero ricorda della stretta di mano poderosa di un padre che gli affida la sua unica figlia, gli amici sull'altare leggono la preghiera del vigile del fuoco «un giorno senza rischio è non vissuto, la nostra vita è il fuoco, la nostra fede Dio», «ci mancherai tanto» chiude l'amico Piero Moscardini tenendosi Nando stretto dentro il cuore.