Roma soffre, il sindaco Marino non c'è #TornaabordoIgnazio!

Roma soffre, il sindaco Marino non c'è #TornaabordoIgnazio!
di Mario Ajello
2 Minuti di Lettura
Lunedì 21 Ottobre 2013, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 09:52
Torna a bordo, Ignazio! Roma ha rischiato di essere come la nave Concordia. E il sindaco Marino sembra somigliare a Schettino.



Il suo scoglio, lontano dalla plancia di comando abbandonata in un momento delicato, tra cortei e tendopoli antagoniste, fiumi di gente da gestire e possibili violenze in parte realizzate, si chiama Polonia. O meglio, si chiama memoria. Auschwitz, Cracovia, il viaggio negli orrori del Novecento, il giusto tributo a una storia di vittime e l’ovvia indignazione per ciò che è stato - l’Olocausto - e mai più dovrà ripetersi.



Tutto bene, benissimo. Ma in un momento così, mentre Roma rischia di bruciare, la vacatio del potere del primo cittadino della Capitale non appare stridente? Non può sembrare l’abbandono di una nave in tempesta, anche se la bufera s’è rivelata meno terribile del previsto grazie a chi ha tenuto la posizione, ha presidiato la situazione, non ha praticato la fuga nella memoria legittima sempre ma forse inopportuna in certi casi molto particolari?



L’onda lunga del caso Priebke, su cui Marino negando funerali e sepoltura ha innescato un tormentone non all’altezza della dignità di un Paese che ricorda tutto e non giustifica niente ma vuole andare oltre il nostalgismo dell’odio, si distende anche in questi giorni difficili per Roma. E nei quali l’immagine di un sindaco - «Sono un cittadino di Roma», diceva Cicerone, che si allontanava il meno possibile dall’Urbe pur non essendone il primo cittadino - sembra tentare la propria ricostruzione non sulle cose da fare e sull’esercizio dell’”auctoritas”, che significa presenza, perseveranza, capacità di comando e riconoscibilità anche fisica oltre che morale di un impegno costante, ma su espedienti che sarebbe ingeneroso definire propagandistici e tuttavia corrono il pericolo di apparire come minimo divagatorii.



È vero che Roma è più facile vista da lontano, ma in questi giorni complicati della vacatio del sindaco sono invece restati sul campo il capo del governo Enrico Letta; il ministro dell’Interno, Angelino Alfano; il prefetto; i vigili; le forze dell’ordine; i cittadini senza primo cittadino anche se nei compiti della leadership c’è pure quello di rassicurare.



E allora, torna a bordo Ignazio! C’è l’accampamento antagonista, fino a martedì a Porta Pia, in attesa del ministro delle Infrastrutture, Lupi, che intanto ha fatto pellegrinaggio a Londra sulla tomba di Tommaso Moro (e si spera che la lezione di buona politica di quello statista del ’500 possa illuminare da lontano il Campidoglio). C’è una Capitale che chiede di essere all’altezza del proprio rango. Ci sono una miriade di piccoli e grandi problemi da risolvere. E non serve aggrapparsi a scogli lontani. «Roma - così diceva Ennio Flaiano - ha questo di buono. Che non giudica, assolve». Ma non bisogna esagerare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA