Roma, morta con il figlio che aspettava due dottoresse verso il processo

Roma, morta con il figlio che aspettava due dottoresse verso il processo
di Adelaide Pierucci
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Sabato 18 Marzo 2017, 09:08
Aveva le transaminasi alle stelle e il fegato ingrossato, segnali dell'insorgenza della sindrome di Hellp, una patologia rara ma tipica della gravidanza che mette a rischio la vita. A Bekky Oshoiribhor, una gestante nigeriana, però, non venne diagnosticata. Anzi alla donna, che era corsa al pronto soccorso del policlinico Casilino, vennero date insieme alle dimissioni anche rassicurazioni. Quattro giorni dopo perse il feto, ormai alla trentaquattresima settimana. E all'indomani morì anche lei. Per quella duplice tragedia, avvenuta alla vigilia del Natale 2012, ieri la procura di Roma ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio colposo e procurato aborto di due medici. Per il pm Pantaleo Polifemo le due dottoresse in servizio al pronto soccorso avrebbero sbagliato a sottovalutare i primi esami e soprattutto a non disporre il ricovero della paziente. La colpa del primo camice bianco in particolare sarebbe stato quello di «non disporre il ricovero o quantomeno la ripetizione entro 24, 48 ore, di esami di laboratorio per un approfondimento diagnostico».

LE DIMISSIONI
Per la paziente invece «al contrario vennero disposte le dimmissioni a domicilio con la ripetizione del prelievo ematico dopo una settimana». In questo modo il medico avrebbe recepito «acriticamente» le valutazioni di una seconda consulenza internistica (elaborata appunto dall'altra collega indagata), «una consulenza che, nonostante gli elevati valori delle transaminasi e nonostante le anomalie epatiche consigliava appunto le dimissioni». A oltre quattro anni dalla morte della gestante e del suo piccolo, ora, il gip, per valutare meglio se processare o meno le due indagate, ha ordinato una nuova perizia sul caso, considerato che gli accertamenti presentati dalla procura e della difesa presentavano conclusioni opposte.