Roma, pedofilo si spaccia per fisioterapista: «Ora ha sempre paura»

Roma, pedofilo si spaccia per fisioterapista: «Ora ha sempre paura»
di Raffaella Troili
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Giovedì 5 Maggio 2016, 08:51
«No, io non mi metto in quella posizione». L’imbarazzo non le ha impedito di fuggire al piano di sopra, di correre a casa a raccontare che il fisioterapista tanto bravo che in poco tempo aveva conquistato la fiducia dei condomini e della sua mamma era un pedofilo che aveva cercato di violentarla. «Mamma questo non li fa i massaggi, mi ha fatto spogliare nuda...» aveva gridato in lacrime. A Borghesiana, la nonna della quindicenne molestata da Pier Francesco Lori ricorda quanto accaduto a ottobre, del nipote pugile che voleva andare amenargli, del fratello che disse «Io lo ammazzo» e della rabbia di saperlo libero e così vicino. «C’è un avvocato, nello stesso piano della famiglia di mia nipote: si era trovata tanto bene. Aveva detto a mia figlia “è tanto bravo mi ha rimesso al mondo” così lei ha mandato tranquillamente a casa di quello lì anche mia nipote che ha problemi di cifosi e scoliosi». Ci avevano creduto tutti. Nessuno conosceva il suo passato.

«Era così distinto, anche la moglie, diceva che aveva studiato 7 anni in Tibet, che conosceva tecniche orientali». In realtà aveva scontato una pena a 7 anni di reclusione per una condanna definitiva inflitta nel 2008 per gli stessi reati: violenza sessuale su due ragazzine a cui faceva ripetizioni, i 12 anni in appello furono ridotti per buona condotta. Trovò il tempo di scrivere un paio di libri di poesie e sposarsi. Per poi andare a vivere al secondo piano di una palazzina di tre a Borghesiana, conquistarsi con i suoi modi la fiducia di tutti. «Da quando è successo quel fatto lui non si faceva piu vedere. Mia nipote era impaurita, prima di uscire prima guarda e poi scende». Il mostro in casa, una convivenza difficile, la denuncia raccolta da una poliziotta che abita sempre lì, la vita che continuava come niente fosse. Intanto lui, il pedofilo, tesseva la sua tela e chissà se altre ragazzine sono cadute nella trappola. Come le due sorelline che sabato 16 aprile è riuscito ad avere per sè nel teatro sotterraneo della parrocchia Nostra Signora del Suffragio in via Tobagi. Il papà si era fidato di quell’uomo che aveva le chiavi del locale parrocchiale e che si spacciava per insegnante di ginnastica artistica. «L’ha avvicinato parlandogli di uno spettacolo che stava preparando per una festa parrocchiale che si è inventato», spiegavano ieri parroco e vice parroco prendendo le distanze. «Ma non lo conosciamo, veniva poco».

«UN INCUBO»
Nel pomeriggio all’ora del catechismo, nessuno sapeva dell’accaduto. «Nessuno ci ha detto niente.Ma da un paio di mesi la chiesa ci sembra solo molto più attenta con chiavi e chiavistelli». Una parrocchia enorme, un bunker con davanti le case popolari, già piena di cancelli e citofoni. Il pedofilo qui aveva frequentato il corso prematrimoniale e si era sposato, spacciandosi come amico del vice parroco si era fatto consegnare più di una volta le chiavi dalla custode. «Dal 16 aprile stiamo vivendo un incubo» riesce a dire composto il papà delle sorelline vittime dell’orco. Incredulo, aspetta di capire come in quella chiesa bunker un pedofilo sia potuto entrare e uscire indisturbato. «Abbiamo vissuto per 7 mesi con un mostro dentro casa, l’avvocato quando ha saputo tutto ha chiesto al padrone dell’appartamento, che sta in Calabria, di sgomberare la casa - di nuovo la nonna della quindicenne - Lunedi mattina finalmente è arrivata la polizia e l’ha portato via». 
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