Roma, pompe funebri e aiuti elettorali: «I due Gramazio sotto accusa»

Roma, pompe funebri e aiuti elettorali: «I due Gramazio sotto accusa»
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 2 Giugno 2017, 09:49 - Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 08:26

Il rinnovo tacito di contratti, con la solita cricca, che da anni ha messo le mani sulle camere mortuarie, in prima linea nell'affidamento dei deceduti da parte degli ospedali. Con tanto di impiegato interno acchiappaclienti e un giro di mazzette sullo sfondo. L'inchiesta della procura sul regno del Caro Estinto si è chiusa con un bilancio di 42 indagati e contestazioni che vanno dall'associazione a delinquere all'abuso d'ufficio e alla corruzione. In prima linea nella lista i titolari di agenzie funebri, a partire dal patron della Taffo, Luciano Giustino, big del settore e i figli Daniele e Alessandro. Nell'elenco degli indagati anche Domenico e Luca Gramazio.

GLI INDAGATI
Rischiano di finire sotto processo anche alcuni dirigenti del San Camillo Forlanini e relativi tecnici di anatomia patologica, direttori generali (come Aldo Morrone del San Camillo), e top manager delle Asl RmA, RmB, e RmC. Luca Gramazio, ex consigliere comunale e provinciale Pdl da due anni detenuto per Mafia Capitale, è accusato insieme al padre, di concorso in corruzione elettorale. I Gramazio avrebbero lasciato che i Taffo foraggiassero la campagna elettorale di Luca, con il pagamento di cene, manifesti, volantini, per favorirlo nella corsa alla Pisana del 2013, dietro alla promessa di assicurare alla famiglia Taffo un contratto con la clinica Ini, ossia l'Istituto neurotraumatologico italiano, per le sedi di Grottaferrata e Canistro. Due camere mortuarie in più.
L'indagine, appena chiusa dal pm Erminio Amelio e dall'aggiunto Paolo Ielo, ha coinvolto anche l'ex consigliere regionale del gruppo misto (ma vicino alla destra) Antonio Paris, che rischia ora di finire a giudizio con l'accusa di concorso in abuso d'ufficio continuato e aggravato. Con l'appoggio di alcuni funzionari regionali, tra cui Vittorio Bonavita e Sabrina Cenciarelli, della Asl Rm B, avrebbe avallato il rinnovo tacito di contratti all'agenzia funebre Cattolica 2000 dell'amico Massimo Fefè. Un reato compiuto «grazie alla disponibilità - si legge nel capo di imputazione - loro offerta dei locali della camera mortuaria del Sandro Pertini, a discapito delle altre imprese del settore».

Secondo la procura i gestori delle ditte di pompe e agenzie funebri - tra le sigle finite nel mirino della magistratura la Service One, la Cattolica 2000, e la Fasida cercavano di mantenere costanti rapporti con uomini politici per aggiudicarsi gli appalti per le camere mortuarie dove poi si accaparravano i clienti, familiari dei tanti di pazienti deceduti ogni anno tra il San Camillo, il Sandro Pertini, il Sant'Eugenio e il Cto.

LE MAZZETTE
Al San Camillo la società che gestiva la camera mortuaria avrebbe incassato dai titolari della Cattolica ventimila euro ogni mese. Le difese sono pronte, però, a dare battaglia. «Mi sembra davvero arduo - dice l'avvocato Mario Murano, legale di un manager regionale - poter dimostrare che i dirigenti e i funzionari delle Asl coinvolte abbiano avuto consapevolezza delle attività illecite perpetrate in prossimità degli obitori e soprattutto che siano rimasti inerti al fine di agevolare le relative imprese. Chiariremo con le memorie difensive». Intanto da novembre Luciano e Daniele Taffo saranno sotto processo per una faccenda analoga: rispondono di corruzione e turbativa d'asta per le manovre fatte per accaparrarsi l'appalto dell'obitorio del Sant'Andrea.

 
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