Gli indagati sono accusati di aver pianificato operazioni contabili e finanziarie (nella gran parte fittizie) per mostrare all'esterno una situazione solida della società sia per ottenere finanziamenti dalle banche che per convincere i creditori dell'affidabilità dei piani concordatari. Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico hanno scoperto che i fratelli Ciaccia, dal 2011 al 2015, occupandosi della gestione e amministrazione della società in liquidazione hanno messo in atto una strategia finalizzata all'appropriazione dei beni, anche tramite altre società a loro riconducibili (molte delle quali portate al fallimento). La società aveva accumulato debiti per oltre 112 milioni di euro.
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