Rifiuti, Giglio: «Sì agli impianti, no alla discarica. L'Ama va completamente rifatta»

Rifiuti, Giglio: «Sì agli impianti, no alla discarica. L'Ama va completamente rifatta»
di Fabio Rossi
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Domenica 14 Maggio 2017, 10:02
Antonella Giglio, amministratore unico dell'Ama. Da cosa nasce l'emergenza rifiuti degli ultimi giorni?
«L'emergenza attuale è connessa al problema Colari. Dopo l'interdittiva antimafia è passato parecchio tempo prima della nomina del commissario. Questo ci ha impedito di conferire i nostri rifiuti in quegli impianti, obbligandoci ad accumularli nelle fosse dei nostri, arrivati quasi al massimo della capacità».

Non potevate prevederla?
«Difficile dirlo. Forse bisognava avere una capacità di immediata reazione, immaginando che si potesse arrivare a questa situazione e cercando delle soluzioni alternative per tempo».

Come si può evitare la prossima crisi?
«A fronte dei problemi emersi per portare a Ostia il tritovagliatore mobile, ora inutilizzato a Rocca Cencia, è immediatamente attuabile lo spostamento del macchinario a Ponte Malnome, coniugando così le necessità di Regione, Ministero e Comune. Lì esistono due enormi capannoni industriali pronti per l'uso ed il depuratore dei reflui, in una zona con densità abitativa molto inferiore a quella di Ostia. E poi si tratta di un sito già autorizzato al trattamento rifiuti».

La Regione ritiene necessari nuovi impianti. È d'accordo?
«È sicuramente necessario realizzare nuovi impianti. Però è chiaro che non è pensabile fare una nuova discarica, anche perché non si troverebbe mai il luogo dove farla. E i termovalorizzatori non rientrano nei nostri obiettivi».

Quindi lei cosa farebbe?
«Aumentando la raccolta differenziata saranno sempre più necessari impianti per il trattamento del materiale organico e della frazione secca».

E dove si faranno?
«Si può realizzare un impianto di 300 tonnellate al giorno nel capannone ex farmaci scaduti a Ponte Malnome, mentre a Rocca Cencia si potrebbe ammodernare e ampliare l'impianto per la frazione secca già esistente nelle aree limitrofe al Tmb».

Il problema è superare le resistenze che si incontrano quando si individua un luogo dove realizzare un impianto.
«Conosco bene l'effetto Nimby, che è sempre dietro l'angolo. Io farei riferimento a positive esperienze del Nord Europa, dove producono compost di qualità o ammendante in aree agricole, per le coltivazioni biologiche».

Si potrebbe fare anche da queste parti?
«La soluzione praticabile in tempi rapidi ed auspicabile è quella della realizzazione di un impianto seminterrato ad impatto visivo Zero nelle aziende agricole comunali di Castel di Guido e Tenuta del Cavaliere».

L'ex assessore Paola Muraro dice che in Ama ci sono grossi problemi di organizzazione.
«D'intesa con il direttore generale abbiamo ridisegnato la macro struttura aziendale, ma c'è ancora molto da fare sulla riorganizzazione e sull'aggiornamento delle procedure aziendali e sul completamento e sull'attivazione del sistema di controllo del servizio reso. Sicuramente in sei mesi non si può pensare di cambiare una realtà così complessa: il tempo che mi è stato dato non è sufficiente».

Quindi spera di restare?
«Ci conto, so di aver fatto il mio dovere e vivendo a Roma da molto tempo, conosco le realtà cittadine, i problemi e purtroppo anche le cattive abitudini di qualche cittadino poco incline a fare la raccolta differenziata. In questi sei mesi mi sono resa sempre disponibile, uscendo spesso dall'azienda in orari anche notturni, per la mole di lavoro e dei documenti da esaminare».

Nell'ultima assemblea dei soci ha però rassegnato le dimissioni, per poi ritirarle.
«In realtà non sono state formalizzate nelle forme di legge, e attualmente sono in carica. L'assemblea non ha preso alcuna decisione sul punto».

Come sono i suoi rapporti con la sindaca?
«La mia stima verso di lei che mi ha nominata è intatta e non ho motivo di ritenere che vi siano attriti o incomprensioni».