Roma, pugile arrestato per rapimento di un bimbo, gli amici: «Sul ring era unico: questa volta è al tappeto»

Roma, pugile arrestato per rapimento di un bimbo, gli amici: «Sul ring era unico: questa volta è al tappeto»
di Elena Panarella
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Domenica 24 Aprile 2016, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 13:22


La boxe, definita dal leggendario James Figg la Noble Art, non è solo una scusa tra due gentiluomini per prendersi a scazzottate, ma è uno sport che richiede tutte le principali doti dell'atleta: forza, resistenza, velocità, capacità di studiare l'avversario, saper incassare i colpi. E queste doti Mirco Ricci, soprannominato “The Predator”, campione intercontinentale Wba dei mediomassimi e già campione italiano «le ha, eccome», ripetono alcuni amici che si allenano nella stessa palestra dell'atleta all'Aurelio, a due passi da piazza dei Giureconsulti. «Ma ha anche la capacità di trovarsi facilmente nei guai - raccontano - Ogni tanto va in corto circuito». «Ma stavolta l'ha fatta grossa», dopo risse, gambizzazioni, arresti per rapina e lesioni, è in manette per aver picchiato una donna e averle sequestrato il figlio per un affare di droga.


L'ULTIMO ROUND
«Questa volta è al tappeto. Un campione sul ring che nella vita di tutti i giorni si è perso finendo in buco nero da cui è difficile uscirne. Ormai è solo». Una storia da pugilato americano vecchio stile quella di Ricci, 25 anni, costantemente in bilico tra vicende giudiziarie e il ring. Un ragazzo cresciuto in strada, tra Bravetta e il Trullo, più di «qualche rissa» alle spalle. Ma nessuno riesce a capacitarsi di quest'ultimo fatto: «Rapire un bambino per droga o soldi come raccontano i giornali in queste ore è la sua ennesima follia. Un gesto sicuramente da condannare, ma ancora difficile da credere. Per noi è stata una doccia fredda». «Mirco non si era mai cacciato in cose più grandi di lui», tutti lo ricordano come un ragazzo «con un cuore d'oro», ma anche «una testa calda, cresciuto in queste strade, bazzicando il casermone dell'ex residence Bravetta e il Serpentone di Corviale». «Ma che gli avrà detto il cervello? Un conto è essere una testa calda e un conto è rapire un bambino: si è bruciato il futuro».
 
«IL BIVIO»
Eppure nessuno riesce a muoversi come lui sul ring «le sue sono doti naturali che non ti può insegnare nessuno», dice Andrea Pesce, 31 anni, meglio conosciuto come Thunder (tuono), anche lui pugile professionista. «Mi è preso un colpo quando ho saputo quello che era successo - racconta Pesce - Continuo a pensare che le cose siano andate diversamente. Quando vedeva i bambini si emozionava, diventava pure lui piccolo. Spesso la vita ti mette davanti a un bivio, imboccare la strada giusta fa sicuramente la differenza. Ma che si sia potuto rovinare per 5mila euro, e soprattutto che abbia potuto rapire un bambino mi è difficile crederlo. Lui ha dei guadagni buoni, è un campione, riempie i palazzetti, 5mila euro sono niente. Quando combatte lo sa tutta Roma, e non solo. Ha riportato l'attenzione sul pugilato, anche se oggi si parla di lui per cose terribili... se fossero vere». «Per molto tempo ci siamo allenati insieme a Fiumicino, poi abbiamo preso percorsi diversi - continua Thunder - il maestro che ha oggi è un vero professionista, preparatissimo, a Mirco gli vuole bene come a un figlio. Ha sempre cercato di indirizzarlo verso la strada giusta. Gli auguro di potersi rialzare e riprendere la strada giusta». Dopo l'arresto di venerdì è stata chiusa la sua pagina Facebook «probabilmente la famiglia o gli amici hanno pensato che era meglio così», si lascia scappare uno dei suoi tanti amici.