Delitto Varani, Prato sfida la Procura: «Cambiate imputazione o non rispondo al pm»

Delitto Varani, Prato sfida la Procura: «Cambiate imputazione o non rispondo al pm»
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 08:27


Marco Prato sfida la Procura: non parla davanti al magistrato. Ancora una volta il Pr accusato dell'omicidio di Luca Varani assieme a Manuel Foffo non ha risposto al secondo interrogatorio disposto in carcere dal pm Francesco Scavo. Qualche giorno fa perché colto da un malore, ieri perché ha deciso di non rispondere. Per ora agli atti, così, resta solo un primo interrogatorio in cui Prato scarica le responsabilità del massacro su Foffo, di cui - ha precisato - si era invaghito: «Manuel mi ha spinto a strangolarlo, ma io non ce l'ho fatta. I colpi di coltello e di martello li ha sferrati lui». Dopo l'interrogatorio mancato di ieri il difensore di Prato, l'avvocato Pasquale Bartolo ha dato la sua chiave di lettura al rifiuto di parlare. «Il mio assistito - ha detto il penalista - non ha voluto rispondere per un motivo ben preciso: il pm ha continuato a contestargli l'aggravante della premeditazione, nonostante il gip l'avesse fatta cadere». «Prato risponderà al pm», è stata la conclusione, «non appena gli verrà contestata l'imputazione così come è stata indicata dal gip nell'ordinanza cautelare». La Procura invece è convinta che quella del silenzio sia una strategia difensiva. E Prato, a questo punto, potrebbe scegliere di non parlare di nuovo anche davanti ai giudici del Riesame che domani dovranno decidere, su suo sollecito, se revocare o meno la misura cautelare in carcere.


 

LE INDAGINI
Intanto le indagini dei carabinieri proseguono per accertare se i due amici dopo il delitto, si siano messi al telefono, magari per chiedere aiuto e liberarsi del cadavere. Dall'analisi dei tabulati emerge uno spunto cruciale: l'intervento di una terza persona nella casa del delitto. Una pista ipotizzata fin dall'inizio nella ricostruzione di quanto accaduto tra la mattina di venerdì 4 marzo, quando si colloca la morte del giovane, e la serata del giorno successivo, quando Manuel Foffo ha confessato l'omicidio al padre e si è costituito e Marco Prato è stato salvato da un presunto suicidio che, agli investigatori, appare sempre più improbabile. Dubbi, in realtà, già avanzati dal gip . Il pierre, infatti, una volta soccorso al Pertini (dopo essere stato rinvenuto dai carabinieri in un albergo) aveva dato due versioni. All'inizio aveva «affermato», come sottolineato dal gip Riccardo Amoroso, «che aveva assunto dosi massicce di Minias fatto acquistare da Manuel perché era sua intenzione uccidersi, ma poi spiegava che voleva solo smorzare gli effetti della cocaina».