Insulti al grido di "sporco negro", saluti romani e botte: bufera allo Chateaubriand

Insulti al grido di "sporco negro", saluti romani e botte: bufera allo Chateaubriand
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Sabato 6 Settembre 2014, 15:16 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 18:08

Botte dei ragazzi pi grandi ai pi piccoli, razzismo dei bianchi contro i neri - insultati al grido di "Sporco negro" -, rivalit esasperata tra italiani e francesi, saluti romani e slogan come "Viva il duce": la prestigiosa scuola francese Chateaubriand di Roma nei racconti dei genitori di alcuni alunni.

Tra le vittime, il figlio 13/enne dell'ex (da un mese) console di Francia nella capitale che ha dovuto cambiare scuola per le vessazioni. E la madre

J. M., ha deciso di denunciare il caso che coinvolge una delle istituzioni francesi più note all'estero, frequentata da bambini e ragazzi di famiglie ricche e importanti. Diplomatici, professionisti, artisti, giornalisti, intellettuali e imprenditori, cognomi come Comencini, Vanzina ed Eco. Tra gli ex alunni anche il ministro Marianna Madia.

Si pagano 5mila euro l'anno per un'educazione di alto livello. A Roma ci sono mille e cinquecento studenti dalle elementari al diploma superiore, di 30 nazionalità diverse, divisi in tre sedi tra Villa Borghese e la zona di via Nomentana. Oltre il 60% sono italiani, appena il 15% francesi. E gli italiani esercitano un dominio di fatto.

Secondo la moglie dell'ex console, lo Chateaubriand non ha fatto nulla se non costringere i tre ragazzini a un compito sul bullismo. «Non è vero, abbiamo formato una commissione interna sul caso con una psicologa esterna - dice il preside Joel Lust, 25 anni di esperienza tra Canada e Madagascar, a Roma da due anni -. All'unanimità ha concluso che si è trattato di episodi di intimidazione fisica e non di 'harcelement' (persecuzione sistematica). I tre sono stati sospesi per mezza giornata e abbiamo fatto incontri formativi in tutte le classi».

La psicologa Sara Di Michele, membro esterno della commissione, dice che sarebbe stato utile convocare i quattro ragazzi e farli dialogare, «ma la famiglia della vittima non ha voluto». Il preside ammette che ci sono casi di bullismo e di razzismo, ma limitati. «Come in tutte le scuole, non di più - dice Lust -. Lo scorso anno 3-4 come quello del figlio del console, uno di razzismo, uno di uso di slogan fascisti. Siamo sempre intervenuti con l'educazione».

Ma per alcuni genitori membri di associazioni - la storica Ape (Associazione genitori alunni) e la nuovissima Upel (Unione dei genitori) -, pur con accenti diversi «il fenomeno è molto più diffuso, molti non denunciano per paura e la scuola fa troppo poco».

Come hanno scritto in una lettera inviata mesi fa all'Agenzia per l'insegnamento francese all'estero (Aefe) a Parigi. La presenza di famiglie facoltose e importanti renderebbe più difficile intervenire. «È falso - secondo il preside -, i genitori e le associazioni sono in competizione tra loro per questioni di potere e di protagonismo». «Il razzismo e la violenza sono pratica quotidiana allo Chateaubriand - afferma invece la moglie dell'ex console francese -. 'Brutto negrò e "Viva il duce" sono espressioni comuni. E molti lasciano ogni anno la scuola perchè non vengono tutelati».