Caso salari a Roma, il commissario Tronca: «Ora basta regali, sarà premiata solo la produttività»

Caso salari a Roma, il commissario Tronca: «Ora basta regali, sarà premiata solo la produttività»
di Simone Canettieri
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Martedì 12 Gennaio 2016, 08:27 - Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 09:03

Il commissario ha una pista per risolvere il caso. O meglio ha «un'idea» da seguire per sbloccare il problema dei salari accessori dei 23mila dipendenti capitolini. Ma dal suo ufficio al primo piano del Campidoglio, Francesco Paolo Tronca sa che questa è una partita che si vince con la strategia, e quindi misura e lima le parole. E premette: «La parte accessoria non è una regalìa, deve essere agganciata a criteri di produttività». Tronca ammette che la sua «è una corsa contro il tempo»: entro la settimana gli uffici dovranno compilare le buste paga, a fine mese è programmato uno sciopero generale che avrebbe effetti devastanti per i servizi della Roma giubilare. Allo stesso tempo, rivendica, una certa «discontinuità nelle relazioni sindacali» rispetto a chi lo ha preceduto (ieri ha incassato l'ok dei sindacati a differire lo sciopero di Atac previsto per mercoledì). L'ex prefetto di Milano si tiene alla larga dalla politica e non commenta il silenzio di questi giorni dei parlamentari romani sui salari: «Abbiamo lavoriamo al meglio». Frase a libera interpretazione, perché non prosegue con i commenti e non glossa: «Sono un tecnico, non spettano a me certe valutazioni».

 
Commissario Tronca, allora come risolverà il problema dei salari accessori?
«Io sto lavorando a un tipo di percorso preciso. Vedremo quali risultati porterà il mio lavoro. Gli approfondimenti dei nostri uffici sono stati fatti, ora siamo in una fase di verifica. Se ci sarà un riscontro positivo, inizierò una corsa contro il tempo per venire incontro alle esigenze del personale».

Amministrativi, vigili e maestre sono pronti a bloccare Roma.
«Non possiamo nasconderci: i dipendenti capitolini hanno un ruolo importante, data la peculiarità della città in cui lavorano e il periodo giubilare. Abbiamo un'idea e la stiamo approfondendo. Per me la questione del salario accessorio è prioritaria».

E le ricadute potrebbero essere pesantissime per una città già stressata da mille disservizi pubblici, non trova?
«Senza dubbio: serve una prospettiva che possa mettere Roma al centro d'Italia, nel ruolo di Capitale che le compete».

Pensa a un modello Roma per i dipendenti pubblici?
«Non sbilanciamoci: adesso occorre pensare alla Capitale».

Il ministero dell'Economia è pronto a chiedere anche gli arretrati. E cioè la parte accessoria distribuita a pioggia in passato. Pensa anche a una sanatoria?
«Io intanto mi sto occupando di come sbloccare la vicenda d'ora in avanti, naturalmente in parallelo il mio staff sta verificando tutto il resto».

C'era bisogno di aspettare l'arrivo del prefetto Tronca per risolvere questa vertenza?
«Si dia lei una risposta. Questo è un problema che mi sono trovato sul tavolo, ho capito fin dall'inizio l'importanza del tema. Con i sindacati abbiamo attivato fin da subito un confronto: è il padre di tutti i temi per la macchina capitolina».

Siamo arrivati a questo punto perché per troppi anni ci sono stati premi a pioggia.
«Sono convinto che il personale del Campidoglio meriti questa parte di salario accessorio. Non è una regalia, ma deve essere agganciato alla produttività. Introducendo elementi non solo di equità ma anche di modernità e di valorizzazione dell'impegno dei dipendenti».

Da quando si è insediato in Campidoglio, la politica non le ha fatto sconti. L'ha criticata ed elogiata. Ora tace. La colpisce questo silenzio?
«Diciamo che mi ha consentito di dedicarmi maggiormente allo sviluppo di questa idea progettuale che penso possa rivelarsi fattibile. Lavorare in mezzo alle strumentalizzazioni non è facile».

Il silenzio della politica sui salari è un'ammissione di responsabilità?
«Non esprimo valutazioni, non spetta a me farlo. Io mi devo attenere al livello tecnico-istituzionale».

La sua soluzione punta a due obiettivi: evitare tagli allo stipendio dal 27 gennaio e sminare lo sciopero di fine mese.
«Sì, se si potesse arrivare a una maturazione del problema prima del 27 sarebbe meglio, ma la cosa che mi interessa è uscire dall'impasse. Non agisco su pressione dello sciopero: è un diritto costituzionale. Ma non mi farò tirare per la giacca».

Intanto ha incassato un risultato: per mercoledì il sindacato Orsa ha differito lo sciopero di Atac.
«E' vero non ci sarà.

Grazie anche al lavoro del nuovo amministratore di Atac Brandolese. Noto discontinuità nelle relazioni sindacali, sento le sigle dei lavoratori molto vicine e disponibili a un confronto. L'ascolto e il dialogo sono fondamentali».