Olimpiadi, ridare a Roma il progetto perduto

di Claudio Strinati
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Giovedì 16 Giugno 2016, 08:38
Le Olimpiadi a Roma possono avere significato profondo e positivo per la città e vale la pena di discuterne adesso. Si dice spesso che i cittadini romani abbiano ben altre priorità e, per certi aspetti, è vero. Ma è sbagliato sostenere che la questione Olimpiadi non sia una priorità. Lo è eccome, perché le Olimpiadi sono un vero obiettivo, e molto concreto, in una strategia di riscatto e rinascita di una capitale che molti proclamano prostrata, priva ormai di quel prestigio e di quella grandezza oggettivamente, e nel contempo ambiguamente, scritti nella sua storia.

GLI ARGOMENTI
Gli argomenti in contrario sono noti: non si riesce a tenere pulita la città, tante strade sono sfasciate e pericolose, lo scollamento tra centro e periferie è catastrofico, i trasporti mal funzionanti. Le Olimpiadi, in tale ottica, sono considerate un lusso nella migliore delle ipotesi e un tremendo aggravamento delle situazioni appena descritte, nella peggiore. Ma le Olimpiadi sono un progetto che riguarda tutta la vita della città e possono diventare la chiave di volta per capire come la vera causa del presunto disastro che vediamo intorno a noi sia proprio la scomparsa della cultura del Progetto, a partire dall' Architettura e dall' Urbanistica. Che significa, in pratica?

I CANDIDATI
I candidati alla campagna elettorale affermano logicamente che bisogna pensare ai cittadini, alle loro reali esigenze, mettendoli in condizione di lavorare, studiare ed essere sul serio parte di un corpo sociale organico, armoniosamente organizzato. Come riuscirci? Certo, risanando il malaffare, annientando la corruzione, facendo funzionare il Comune stesso e le partecipate, curando le manutenzioni. Ma tutto questo non si realizzerà mai se non inquadrato nel criterio del Progetto.

L'IDEALE
Ora il Progetto non è un auspicio, è una cosa concreta e dimostrabile. Le Olimpiadi lo sono e bisogna chiedersi allora che senso abbiano nella società del nostro tempo. Chi, come me, ha visto le Olimpiadi del 1960, ricorda come il clima culturale e ideale di quella manifestazione fosse ancora permeato di quello spirito umanistico e, come tale, programmatico che contraddistingueva l' Italia dell' epoca e che trovò a Roma una sorta di condivisa apoteosi.
Sportivi o non sportivi che fossimo, le Olimpiadi del 1960 ci dettero la misura moderna di cosa avesse significato nei secoli la denominazione di Communis Patria riferita a Roma nel Rinascimento o nel Barocco. La città, essendo un contenitore supremo e sublime di continuità storica, era ancora vista dai popoli del mondo come una meta agognata in cui esercitare le più serie e costruttive attività dell'essere umano.

LA CULTURA
La cultura del Progetto vedeva attivi personaggi come Pierluigi Nervi, un genio autentico, che impressero sulla città forme e strutture indispensabili alla vita dei cittadini e dei visitatori. L' occasione sportiva, nobile quanto altre mai in questo clima di un agonismo esaltante la partecipazione (che, secondo Giorgio Gaber è la libertà in sé), indusse gli amministratori a ripensare in senso progressista l' antica cultura del Progetto e la città ridivenne la Communis Patria rinascimentale. E quel segno è ancora qui presente e confortante.

Ora noi siamo molto concentrati sul Colosseo, per fare un piccolo esempio, che è una macchina di soldi pazzesca e da solo mantiene un buon settore dell' Archeologia e delle Belle Arti romane, monumento di proprietà peraltro statale e non comunale. Vogliamo ricordare, allora, che il Colosseo è in buona sostanza un impianto sportivo? E che impianti sportivi sono, per larga parte, il Circo Massimo, Piazza Navona, le Terme stesse?

LE STATUE
E' significativo notare come tra i più potenti attrattori archeologici ci siano complessi che nacquero per soddisfare alle esigenze della vita sportiva. E, del resto, le più celebrate statue antiche non sono sovente immagini di sportivi? Il culto greco dell'armonia del corpo corrispondente a quella della mente, che si vede in Prassitele, Policleto e molti altri maestri antichi, non deriva dal primato dell'immagine dello sportivo? In effetti la rigenerazione della città in tutte le sue funzioni passa bene attraverso un evento sportivo come le Olimpiadi, proprio perchè questo può essere un programma vero che obbliga l' amministrazione a recuperare appunto la cultura del Progetto, unico vero baluardo contro la corruzione, lo spreco, il degrado urbano.

LA GLORIA
Le Olimpiadi possono essere, allora, la gloria della città, la riaffermazione della sua dignità ed efficienza. Ciò che, appunto, i cittadini chiedono, al di là di qualunque rigurgito di retorica idiota e malata, sempre in agguato beninteso. Quando c'è un vero Progetto, i progetti singoli acquistano senso, fattibilità, rigore. Le Olimpiadi possono fungere da progetto contenitore di progetti indispensabili, costituendo inevitabilmente un formidabile incentivo per la cultura del lavoro, non artificiosamente imposto ma richiesto a tutti i livelli di specializzazione e ricerca. La cultura del Progetto è necessità, non superfluo. Se ne traggano le conseguenze.