Svelata la truffa delle finte librerie con bar e ristorante: irregolare 1 licenza su 7

Svelata la truffa delle finte librerie con bar e ristorante: irregolare 1 licenza su 7
di Alessia Marani
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Martedì 20 Novembre 2018, 08:49 - Ultimo aggiornamento: 13:13

L'escamotage è pronto: esporre sugli scaffali qualche libro, magari liberando un po' di spazio in casa propria, oppure appendere alle pareti del locale qualche quadro, seppure di autore semi-sconosciuto, l'importante è avere la scusa per sistemare un bel po' di tavoli e divanetti dove servire cibi e bevande. Come in un bar o in una tavola calda. Pur non avendone la licenza. Nel Centro di Roma, negli ultimi anni finti laboratori artigianali e pseudo gallerie d'arte o librerie son spuntate come funghi. Ma il loro obiettivo non è quello di preparare pasta fresca da portare via o di incrementare il livello culturale dei propri frequentatori, ma fare business dando da bere e mangiare soprattutto ai turisti che affollano le vie più prossime ai monumenti o più gettonate dalla movida.

LA STRETTA
Di qui la stretta dei vigili urbani, sguinzagliati a caccia delle irregolarità soprattutto in Centro e in Prati. Dei circa 7500 controlli avviati da gennaio dagli agenti del I Gruppo ex Trevi, circa 1200 hanno riguardato artigiani e laboratori, dei 700 effettuati dall'inizio dell'estate a oggi almeno un centinaio hanno dato esito positivo. Ossia di quelle attività autorizzate come laboratori o gallerie d'arte o librerie, almeno un centinaio svolgevano anche attività di somministrazione senza averne titolo. Dopo i controlli, come prevede la legge, i caschi bianchi hanno relazionato il I Municipio per l'avvio delle procedure che prevedono l'emissione dei provvedimenti di ripristino delle attività in maniera regolare. E a fronte di una trentina di richieste di ravvedimento inviate e di altrettante nuove verifiche da parte dei vigili, una quindicina di locali sono risultati non avere ottemperato. Per questi sono scattati o stanno per scattare i sigilli (relativamente alla parte che riguarda il servizio di ristorazione, ovvero a tavoli e sedie).
 


FINO ALLA CHIUSURA
Le sanzioni applicate a chi serve cibi e bevande senza autorizzazioni vanno dai tre ai diecimila euro. Ma per chi apre pensando di aggirare le normative (le licenze per la ristorazione nel Centro capitolino sono di fatto contingentate dal 1983) la perdita economica più grande è rappresentata proprio dai mancati introiti, dalla impossibilità di continuare a operare come un bar o come un ristoratore.
Tant'è che uno su cinque dei locali ispezionati e sanzionati, alla fine ha chiuso per dissesto finanziario. Impossibile mantenere canoni di locazione piuttosto esosi in questo quadrante della città e costi di gestione notevoli. Nel nuovo regolamento comunale del commercio che entrerà a pieno regime a breve, il Campidoglio ha previsto un giro di vite contro le gallerie d'arte truffaldine. Per potere somministrare cibi e bevande dovranno avere una superficie minima di cento metri quadrati e ne potranno dedicare alla somministrazione solamente il 25% e in una zona ben separata dalla galleria artistica. Per le librerie è già in vigore una regolamentazione più restrittiva: l'attività di somministrazione può riguardare solo il 10% di una superficie minima di 100 metri quadrati. Ma ciò non basta a scoraggiare che intende fare business a tutti i costi. Tanto che i vigili hanno sanzionato una libreria nel cuore di Trastevere.

La polizia locale ha passato al setaccio negli ultimi mesi anche zone come Prati e Castel Sant'Angelo. I controlli hanno riguardato, sempre da gennaio a settembre, anche 3200 pubblici esercizi.

ALCOLICI
Qui le irregolarità sono state riscontrate soprattutto sulle insegne o sulle carenze igienico-sanitarie.
Durante i pattuglioni contro la movida selvaggia, infine, è emerso come gran parte dei locali di piazza San Cosimato e dintorni siano stati sorpresi a vendere alcol ai minori. Le sanzioni vanno dai 516 ai 2582 euro; sono già dieci infine, le ordinanze di chiusura emesse dal prefetto nei confronti di esercizi di vicinato gestiti in prevalenza da cittadini del Bangladesh che vendevano alcolici dopo la mezzanotte.

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