Desirée, chiuso il covo a San Lorenzo: l'inferno del crack in strada

Desirée, chiuso il covo a San Lorenzo: l'inferno del crack in strada
di Alessia Marani
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Venerdì 2 Novembre 2018, 08:42 - Ultimo aggiornamento: 17:11

La casa del crack in cui è morta la sedicenne Desirée Mariottini si è trasferita altrove. Chiuso coi sigilli della polizia il covo di via dei Lucani, i tossicomani di San Lorenzo, stranieri e italiani, si ritrovano ai piedi delle mura aureliane, sui marciapiedi di via di Santa Bibiana: materassi e giacigli sudici arrangiati alla male e peggio sotto le fronde di alcuni alberi, seminascosti alla vista dalle auto ferme in un parcheggio. È qui che si fanno, che si lasciano andare alla roba. Che preparano la dose, cuociono i cristalli, fumano la droga con delle cannule fissate su bottigliette di plastica da mezzo litro. I primi cominciano ad arrivare già in pieno giorno, alle 19 il via vai dei consumatori aumenta. Giovani e più vecchi. Come fantasmi quasi non si vedono, penzolano. A pochi passi dall'edicola e dal camminamento principale che porta su piazzale Tiburtino dove passano decine di persone, loro iniziano il viaggio.

«VAI VIA, TI MENANO»
«Ma che cosa è successo quella notte in cui Desirée è stata violentata e lasciata morire? Eravate là?». Adesso sono in quattro, sono sorpresi, hanno paura. «Vai via, che tra poco arriva uno con la macchina, è cattivo, e se ti vede quello ti mena», incalza minaccioso un uomo sulla trentina, forse maghrebino, stringe tra le mani la bottiglietta di plastica verde usata come pipia, accovacciato su dei mattoni. Samir, Hytem, Koffy, tunisini, sono alcuni degli uomini indicati dai testimoni ascoltati in questi giorni dalla Squadra Mobile come presenti durante quelle maledette ore di agonia di Desirée nel palazzo abbandonato. Koffy stava fumando il crack mentre la sedicenne agonizzava, così come Pi un maliano che, in preda al rimorso, la notte successiva è andato dalla polizia, spronato da un italiano, M. D. L.a dire quello che aveva visto. Chi li conosce, dice che in questi giorni si sono visti poco a San Lorenzo, che sono spariti. Ma che potrebbero trovarsi proprio là sotto le mura. Insieme ad altri che prima acquistano la droga in piazza dell'Immacolata e poi vanno a finire di sballarsi in quell'anfratto, proprio come accadeva in via dei Lucani. «Conoscete Samir, Koffy, Hytem?», solo uno risponde: «Hytem? È andato a Velletri».

Il crack ha effetti devastanti. Sale subito al cervello e dà dipendenza immediata, dalla prima tirata. Poi via via il tempo che intercorre tra un'assunzione e l'altra prima di avere una crisi d'astinenza si assottiglia, fino a diventare una smania, a esserne schiavi. «A Roma è boom - spiegano dall'unità di strada della fondazione Villa Maraini - anche perché ormai è accessibile a tutti. I pusher lo consegnano bell'e pronto, già cotto, in dosi che assomigliano a pezzi di cannabis. Con una bottiglia di plastica tagliata a mo' di pipa si spezzetta e si fuma senza più doverlo preparare o smezzare con altri. E rispetto all'eroina, che pure è sempre più in auge, non c'è lo choc del buco». San Lorenzo, Termini, i portici e i giardini di piazza Vittorio: il crack si fuma a tutte le ore.

TOR BELLA E I NAPOLETANI
Gli inquirenti, intanto, stanno cercando chi ha fornito la droga che il 18 ottobre scorso ha reso Desirée incosciente e facile preda del branco. Che si sarebbe accanito su di lei persino quand'era ormai esanime. Si indaga su un tale Marco che avrebbe portato in via dei Lucani gli psicofarmaci e sui cavalli che inondano di stupefacenti le piazze della movida e che si avvalgono di pusher-consumatori, soprattutto immigrati irregolari, senza più sporcarsi le mani per la strada. C'è una pista che porta tra i palazzoni di Tor Bella Monaca, centrale dello spaccio in mano ai napoletani e regina a Roma del mercato dell'eroina e del fumo. Altro tassello che agenti e Procura stanno cercando di delineare è chi sia stato il gancio, la conoscenza, che ha portato Desirée da Cisterna di Latina, dove abitava, fino a San Lorenzo, nelle braccia dei suoi aguzzini. Stamani alle 9.30 si terrà a Foggia, dove era stato fermato dopo un tentativo di fuga, l'interrogatorio di garanzia per Yusif Salia, il ghanese di 32 anni, accusato con i senegalesi Mamadou Gara e Brian Minteh e il nigeriano Chima Alinno, di avere abusato della sedicenne. In prima battuta non gli è stato contestato l'omicidio ma solo per la non competenza territoriale. Né sarebbe chiaro, al momento, se sia stato anche lui a drogare la ragazza.

 

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