Caccia agli evasi, scoppia il caso carceri: braccati i due romeni scappati da Rebibbia

Caccia agli evasi, scoppia il caso carceri: braccati i due romeni scappati da Rebibbia
di Paola Vuolo
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Martedì 16 Febbraio 2016, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 08:52

ROMA - Nessuna traccia dei due romeni evasi dal carcere romano di Rebibbia. Braccati ormai da domenica sera da centinaia di poliziotti, carabinieri e agenti penitenziari con posti di blocco e perquisizioni in appartamenti e nei campi rom a Roma e provincia. Le stazioni sono presidiate, sono stati interrogati amici e conoscenti e identificati alcuni romeni. Ma dopo un'evasione da manuale, Catalin Ciobanu, 33 anni e Florin Mihai Diaconescu di 28, continuano a sfuggire alle forze dell'ordine.

La procura ha aperto un'inchiesta e aspetta il rapporto del (Dap) Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che ha avviato un'indagine interna, e afferma che «c'è un eccesso di allarme e gli istituti penitenziari sono sicuri» e ci sono 9 agenti a Rebibbia per 300 detenuti. Secondo i sindacati domenica erano di turno solo due agenti di guardia nel reparto lavoranti, dove si trovavano i romeni. Due anni fa dal penitenziario scapparono due detenuti romani con lo stesso sistema usato da Florin e Catalin. Sembra evidente che nel sistema di sorveglianza qualcosa non va. Per i sindacati il problema è il sovraffollamento di detenuti rispetto al numero degli agenti, 830 per 1.797 carcerati. Un'altra falla è in quella che chiamano «la sorveglianza dinamica», che lascia liberi i detenuti di girare per alcuni ambienti aperti della prigione fino a una certa ora senza essere seguiti dalle guardie. «Stiamo verificando come mai non c'è stato l'allarme - dice Santi Consolo, capo del Dap ma sulle celle aperte sarebbe un errore tornare indietro».

LE POLEMICHE
Il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri dice: «Fatto grave, ma le carceri in Italia sono sicure». Domenica sera i romeni hanno segato le sbarre di una finestra del magazzino del reparto G11, hanno scavalcato la finestra aiutandosi anche con dei bastoni di manici di scopa e raggiunto la zona passeggiate. I romeni avevano delle lenzuola a cui avevano fissati dei ganci di metallo rudimentali, aiutandosi con i bastoni hanno agganciato le lenzuola all'estremità del muro di cinta, e si sono calati indisturbati oltre il perimetro del carcere alto 5-6 metri. Per segare le sbarre del magazzino gli evasi potrebbero aver usato un seghetto di ferro e avrebbero incominciato a tagliare le sbarre almeno una ventina di giorni fa. Nel reparto lavoranti era facile disporre di questri arnesi. I due forse si sono divisi, un testimone ha detto agli investigatori di averne visto uno su un autobus diretto a Tivoli vicino Roma. Ieri mattina il sindacato Fns Cisl aveva annunciato che i due evasi erano stati presi, ma poi è arrivata la smentita dalle forze dell'ordine. Catalin Ciobanu è accusato di avere rapito a Roma un commerciante egiziano nel 2013 su ordine di un rivale in affari e di averne provocato la morte (l'egiziano ebbe un infarto). Oggi sarebbe dovuto comparire davanti ai giudici e rispondere dell'accusa di morte come conseguenza di altro reato. Florin Mihai Diaconescu è accusato di una serie di rapine sua madre dice che il figlio è disperato «aveva tentato il suicidio». Gli avvocati hanno lanciato un appello chiedendo ai fuggiaschi di costituirsi.

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