Detenuti evasi a Roma, il Sappe: «Solo due agenti di guardia»

Detenuti evasi a Roma, il Sappe: «Solo due agenti di guardia»
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Domenica 14 Febbraio 2016, 23:26 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 12:38
E' polemica sulla sicurezza dopo l'evasione di due detenuti dal carcere romano di Rebibbia.

Il sindacato di polizia carceraria Fns Cisl dà la colpa al sovraffollamento di Rebibbia rispetto al numero inadeguato di agenti. «Il personale in servizio di Polizia Penitenziaria nei 14 Istituti Penitenziari della regione Lazio risulta essere sottodimensionato e non più rispondente alle esigenze funzionali degli Istituti - ha detto il segretario aggiunto Massimo Costantino - dove si continua a registrare un esubero di detenuti rispetto alla capienza detentiva prevista». Nel Nuovo Complesso di Rebibbia ci sono secondo Fns Cisl 157 detenuti in più rispetto ai 1.235 previsti. «Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano - dice il segretario nazionale del sindacato Sappe Donato Capece -, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri: non è un caso che proprio i sistemi di sicurezza del carcere di Roma Rebibbia sono fuori uso da tempo».

In particolare, ha sottoilneato Capece, «questa sera, quando è avvenuta l'evasione, nel reparto in cui erano detenuti i due soggetti evasi, c'erano di guardia solo due agenti per complessivi 150 detenuti».

Nel perimetro esterno di Rebibbia «non vi è più sorveglianza armata: la sicurezza è oggi demandata ad una autopattuglia che provvede alla sorveglianza dell'intero perimetro detentivo - segnala in una nota Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp - I due detenuti romeni evasi quest'oggi avrebbero segato le sbarre del secondo piano del Reparto G11 del carcere di Rebibbia calandosi poi con l'ausilio di lenzuola annodate nel camminamento sottostante per poi arrampicarsi all'altezza della garitta nr. 3 dell'Istituto di pena. Successivamente i due reclusi si sarebbero calati in prossimità del Reparto Cinofilo per poi raggiungere l'intercinta e l'esterno lato via Tiburtina dove vi sarebbero state due autovetture ad attenderli». Beneduci aggiunge che «è assai probabile che a favorire l'evasione vi sia stato il fatto che uno dei due detenuti svolgeva mansioni da lavorante interno al carcere che potrebbe avergli consentito di reperire le lame per segare le sbarre».
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