LE DENUNCE
Nell'unico fascicolo sono confluite le decine di segnalazioni arrivate dai vertici di Atac in questi mesi, e in particolare nei giorni scorsi quando alcuni manager dell'azienda del trasporto pubblico hanno contattato i magistrati per consegnare documenti e segnalare le stranezze di incidenti ripetuti o pezzi evidentemente manomessi. Per i veicoli andati a fuoco a questa ipotesi si somma quella di incendio colposo.
Le verifiche sono a tutto campo e non è dunque ancora chiaro se nell'elenco finirà anche l'autobus saltato in aria in via del Tritone circa un mese fa. Per quell'incidente, la doppia ipotesi di attentato alla sicurezza dei trasporti e incendio colposo era stata avanzata fin dal principio. La scelta dei pm di parlare per tutti i guasti di attentato fa capire che l'indagine ha imboccato una strada diversa. Che tiene conto delle tensioni interne all'azienda. Quella per il contratto firmato dai confederali a novembre scorso, proprio quando i guasti hanno preso ad aumentare esponenzialmente, di circa il 70% in più rispetto al passato. E quella in vista del concordato ora in discussione (la procura deve rispondere entro 2 settimane).
1 CASO OGNI 2 GIORNI
Negli ultimi due mesi, si è arrivati alla cifra di trenta guasti sospetti solo sui tram in uscita dai due depositi di via Prenestina, l'ultimo sabato scorso. I guasti sono sempre gli stessi e solo i controlli all'uscita hanno impedito che accadesse un incidente più serio. Tutte le volte a non funzionare è la sabbiera dei freni, ovvero il meccanismo che fa rallentare i mezzi o li fa affrontare le salite. Lo scorso aprile è accaduto, invece, che ben nove tram della popolare linea 8, che collega il centro a Trastevere ed è sempre molto affollata, fossero bloccati appena in tempo, prima che lasciassero le officine con i freni bloccati da pezzi di legno o plastica.
Per gli autobus, invece, i controlli riguardano sei depositi sparsi in tutta la città, anche in questo caso con ripetute coincidenze. Sebbene tutti i sistemi di controllo interno ai depositi, dalle telecamere ai badge che registrano entrata e uscita del personale, la procura intende verificare anche i percorsi dei mezzi che hanno subito maggiori problemi. Una delle ipotesi, infatti, è che chi voleva danneggiare i veicoli, impedendone la circolazione, abbia agito lontano da occhi indiscreti o dalle telecamere a circuito chiuso.
Sull'autobus andato a fuoco in pieno centro lo scorso 8 maggio, intanto, prosegue la perizia tecnica. Non è stata abbandonata l'ipotesi che i filtri antismog abbiano problemi di omologazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA