Sala strapiena. A riprova che Roma - nonostante certa indifferenza irresponsabile e addirittura la tendenza a svalutarla - e il suo passato e il suo futuro sono al centro dell’interesse pubblico. Rappresentano il cuore della questione nazionale che è anzitutto un fatto storico e culturale. Al circolo del ministero degli Esteri, con il ministro Sangiuliano, Maurizio Gasparri il decano dei parlamentari romani, Alfonsina Russo direttore del Parco archeologico del Colosseo, il giornalista Roberto Giacobbo e Renato Manzini presidente della fondazione Italia Protagonista, si parla del progetto del Foro Romano su cui si sono avute nei mesi scorsi forzature in senso iper-ambientalista - e favorevoli al turismo discount delle patatine, dei chioschi e di improbabili archeo-tram - e si respira un clima di soddisfazione perché il progetto capitolino di una Disneyland al centro di Roma, in cui il gioco della storia diventava passatempo per smemorati di passaggio e non fulcro di un’operazione di divulgazione seria e di conoscenza profondo della nostra identità, ha avuto le sue giuste correzioni. E adesso il protocollo d’intesa tra Comune e ministero della Cultura ha rimesso nei giusti binari la riqualificazione di questo tesoro dell’umanità, patrimonio Unesco, rappresentato dal Colosseo e da tutta l’area circostante. Altro che cedernismo. Altro che ideologia della venerazione stantia e in fondo sminuente della storia a scapito delle esigenze di movimento dei romani, dell’attivismo della città contemporanea, della crescita consapevole e non dottrinaria della Capitale. Finalmente si è capito che la storia di Roma deve interagire in maniera pragmatica e virtuosa con lo sviluppo della Capitale proiettata in avanti e certo iper-conservatorismo avulso dalla realtà non fa l’interesse di una metropoli proiettata in avanti ma consapevolissima delle sue radici. Il dibattito al circolo del ministero degli Esteri racconta insomma un senso di sollievo.
E la soddisfazione che la battaglia delle associazioni civiche, delle forze sociali e politiche, della cittadinanza e del giornale di Roma - che è il nostro, Il Messaggero - in favore della dignità di una Capitale che non può arrendersi a una deriva di turismo discount e di ideologismo d’antan, ha colto nel segno.
Spiega Sangiuliano: «I Fori Romani, l’area archeologica più preziosa del pianeta in competizione forse solo con Pompei e su cui abbiamo un interesse strategico, non solo di Roma ma della nazione intera, è al centro di un progetto equilibrato di rilancio.
I PROGETTI
Non fu per primo Mussolini a pensare a questa arteria di congiunzione tra passato e futuro. Dice il ministro: «Al tempo napoleonico, e poi nell’Ottocento dopo l’Unità d’Italia e all’epoca del grande sindaco Nathan, si progettò la strada tra piazza Venezia e il Colosseo e il suo progressivo allargamento». Rientrava, nel secolo XIX, questa idea modernizzante dello spazio monumentale nell’urbanistica che da Parigi a Bruxelles, da Londra a Berlino, le grandi capitali si stavano dando. E Roma si sentiva partecipe di questa visione ambiziosa delle metropoli. «Quella via - conferma il direttore Alfonsina Russo - venne ideata agli inizi del’800, non nasce all’improvviso con Mussolini. E comunque quella via è storicizzata, fa parte del nostro tessuto urbano e non può essere cancellata con leggerezza». E’ su questa lunghezza d’onda Gasparri. Abituato a una città che si divide su tutto, sottolinea come la coincidenza virtuosa tra forze politiche e imprenditoriali, tra opinione pubblica e associazioni civiche, stavolta ha funzionato per il bene di Roma. «Si voleva fare dei Fori una Gardaland e invece quell’area va salvaguardata, non per fare la retorica fascista della parata dell’impero, ma perché è patrimonio dell’umanità e uno tra i luoghi più belli del pianeta». Evviva, verrebbe da dire, ma guai a distrarsi.