Colla sulla statua in Vaticano, condannati gli eco-vandali: 9 mesi e multa di 1500 euro (oltre a 28mila euro di danni)

Per protesta due attivisti si erano incollati le mani alla base del gruppo di Laocoonte

Colla sulla statua in Vaticano, condannati gli eco-vandali: 9 mesi e multa di 1500 euro (oltre a 28mila euro di danni)
di Valentina Errante
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Martedì 13 Giugno 2023, 06:26

Nove mesi con pena sospesa, un'ammenda e il risarcimento dei danni in solido per 28mila e 148 euro. Si chiude così, davanti al Tribunale Vaticano, l'assalto al Laocoonte degli attivisti di "Ultima generazione", andato in scena lo scorso 18 agosto ai musei Vaticani. Con Guido Viero, 61 anni, e Maria Rosa Ester Goffi, 26 anni, che si incollarono le mani al basamento di marmo del gruppo scultoreo.

 

L'UDIENZA

Il Tribunale, presieduto da Giuseppe Pignatone, in nome di Sua Santità Papa Francesco, ha sospeso per cinque anni la pena di nove mesi di reclusione per danneggiamento «di monumento pubblico di inestimabile valore storico-artistico». Mentre per il reato di trasgressione «a un ordine legalmente dato dall'autorità competente», Viero e Goffi dovranno pagare un'ammenda di 1.500 euro ciascuno e la fotografa Laura Zorzini, che riprese i due compagni col cellulare ed era accusata solo di questo reato l'ammenda di 120 euro. Il Tribunale, che ha condannato in solido i tre eco-attivisti al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni al Governatorato, parte civile nel processo, per una somma pari a 28.148 euro, ha disposto che non si faccia menzione della condanna nel casellario giudiziale «fino a che il condannato non commetta altro fatto costituente delitto».

 

LA VICENDA

Viero e Goffi, intorno alle 10.30 del 18 agosto scorso, avevano incollato le loro mani al basamento (realizzato nell'800) del Laocoonte, gruppo marmoreo di epoca romana databile intorno al 40 a.c, per protestare contro l'emergenza climatica. Viero, lo scorso 24 maggio, interrogato in aula, aveva dichiarato che durante la manifestazione gli era stato chiesto se non si vergognasse di quello che stava facendo: «Ho 62 anni - aveva risposto - sono padre e anche nonno e mi sento responsabile verso mia figlia e mia nipote, ma vedo che lo Stato italiano non sta proteggendo i suoi cittadini, come le vittime dell'alluvione in Romagna, quindi non mi vergogno perché ho deciso di fare qualcosa per loro e le future generazioni». E poi aveva chiarito anche perché fosse stato presa come bersaglio proprio quell'opera: «Abbiamo scelto il Laocoonte - ha detto - perché cercò di avvertire i concittadini di Troia della sventura che stava per capitare e non fu ascoltato. Anche noi vogliamo fare aprire gli occhi, ma il mondo non capisce che se non si cambia rotta si va verso la catastrofe». Poi a domanda di Pignatone aveva ammesso di avere scelto il Vaticano per dare maggiore risalto mediatico alla protesta. Entrambi gli imputati, infine, avevano precisato di non volere danneggiare la scultura e di essersi informati sugli effetti della colla ciano-acrilica, facilmente rimovibile con l'acetone. In aula era stato ascoltato anche il responsabile del restauro, Guy Devereux, che aveva spiegato come fosse stata necessaria una settimana di lavoro, «meno del previsto», per restaurare il basamento, realizzato nel 1815, che i Musei Vaticani considerano comunque parte integrante del gruppo scultoreo. Tuttavia, secondo Devereux, la superficie nei punti in cui è stata messa la colla era macchiata, «sbiancata e corrosa» ed è stata ritoccata «per rendere uniforme il colore».

 

L'ACCUSA

Nella sua requisitoria, l'avvocato del Governatorato, Floriana Gilli, aveva sottolineato «la pressione mediatica» del processo, accusando gli attivisti, tutti assenti al momento della lettura della sentenza, di danneggiamento aggravato di opera d'arte e di premeditazione del gesto.
Un danno quantificato in circa 3mila euro, pari al costo del restauro mentre quello «intrinseco» resta «inestimabile». «Certamente questa Corte - aveva detto Gilli - non ha dubbi sul danneggiamento di un'opera d'arte, sul fatto che ci sia stato un danneggiamento aggravato e questo nella coscienza di volerlo compiere in spregio ai possibili danni». Danni, aveva poi stigmatizzato, che sono poi risultai «permanenti». Il promotore di giustizia Catia Summmaria aveva chiesto al Tribunale una condanna rispettivamente di 2 anni e 5 giorni e il pagamento di 3mila euro di multa per Viero, di 2 anni e 3 mila euro di multa per Goffi e 2 mesi di reclusione per la terza imputata, Laura Zorzini.

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