Unioni civili, Vicariato all'attacco: «Dal Campidoglio miopia politica»

Unioni civili, Vicariato all'attacco: «Dal Campidoglio miopia politica»
di Laura Bogliolo
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Domenica 19 Gennaio 2014, 12:08 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 14:12
Una forzatura giuridica, frutto di miopia politica. Il Vicariato boccia fermamente la delibera che prevede l’istituzione del registro delle Unioni Civili, atto che lunedì ha ricevuto l’approvazione delle commissioni congiunte Statuto e Legalità e diritti del Campidoglio. Il documento, proposto da centrosinistra e dal M5s, dovrà superare l'esame dell’Assemblea capitolina.



L’EDITORIALE

«Con il varo della delibera, a essere discriminate sarebbero le famiglie», si legge nell’editoriale del settimanale della Diocesi Roma Sette, a firma del direttore Angelo Zema secondo il quale «la vera discriminazione consisterebbe nel trattare in modo uguale situazioni differenti, come sono le unioni civili e il matrimonio: nel secondo, infatti, due soggetti assumono precisi diritti e doveri di fronte alla legge, con rilevanza negoziale pubblica. Non si può barare con le parole». Nell’editoriale si parla di «una politica che non sa guardare lontano, che vola basso e resta al palo dibattendosi tra le emergenze irrisolte della città». Si contesta, ad esempio, la possibilità di iscriversi al registro «senza previa richiesta di tempi minimi di coabitazione».



Nel testo originale della delibera, che verrà eventualmente emendato in aula, l'amministrazione Roma Capitale mette a disposizione di chiunque ne faccia richiesta i locali di propria pertinenza generalmente adibiti alla celebrazione dei matrimoni civili per lo svolgimento di una «cerimonia di iscrizione al registro» alla presenza di un delegato del Sindaco. «Un tocco hollywoodiano - aggiunge l'organo del Vicariato - una concessione alla scenografia per un'idea priva di sostanza, se si considera non solo l'inutilità giuridica di tale strumento ma anche il flop dei registri delle unioni civili in sei Municipi romani (meno di 50 coppie iscritte in 8 anni, come dimostrato da un'inchiesta di Avvenire)».



LA CRITICA

«Distinguere - si legge ancora - non è discriminare ma rispettare: questo dovrebbe essere chiaro. A meno che non si voglia immaginare di fornire assist a normative nazionali - ancora inesistenti - o di preparare qualche coup de théâtre nella città del Papa, cuore della cristianità».



Resta acceso il dibattito politico. «Sono irrisolte troppe emergenze nella nostra città, dalle scuole ai servizi sociali, dal caos rifiuti alla mobilità», dice Gianluigi De Palo, capogruppo della Lista CittadiniXRoma. «Nessuna forzatura giuridica perché la delibera agisce in ambito amministrativo in attuazione dello Statuto di Roma Capitale», dice Riccardo Magi, dei Radicali.

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