Roma, Bilancio, sì al piano di rientro: «Ma c'è il rischio Atac-Ama»

Roma, Bilancio, sì al piano di rientro: «Ma c'è il rischio Atac-Ama»
di Simone Canettieri
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Giovedì 10 Maggio 2018, 08:17
Rimangono i dubbi, sottolineati con la matita blu. Ma di fatto il Campidoglio chiude il piano di rientro triennale imposto nel 2014 dal Governo all'allora sindaco Ignazio Marino in cambio dell'ultimo «Salva Roma» votato dal parlamento.
I conti dell'amministrazione grillina escono così dal controllo straordinario del Ministero dell'Economia. Ma con una serie di prescrizioni che la Ragioneria dello Stato ha messo nero su bianco. Le «raccomandazioni», si legge nel verbale, prendono in considerazione «il rapporto con le aziende, e in particolare, la riconciliazione dei debiti Ama-Atac», le grandi malate del Comune.
I tecnici del Ministero dell'Economia e di Palazzo Chigi ricordano anche alla giunta grillina di «sottoporre a costante controllo l'istituto delle somme urgenze». Infine, ultima bacchettata: «L'amministrazione deve introdurre nuove regole affinché gli sforamenti sulle utenze e sui contratti di servizio non assumano la configurazione di debiti fuori bilancio».

LA RIUNIONE
Il semaforo verde è arrivato ieri durante un vertice rapido quanto importante. L'ultima riunione del tavolo tecnico sul Piano. Per la giunta Raggi, in giacca e t-shirt metal, si è presentato l'assessore al Bilancio Gianni Lemmetti e per il Governo uscente Paola De Micheli, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio.
Dopo la firma del verbale che di fatto fa uscire il Comune dal piano di rientro triennale (440 milioni di risparmi strutturali in tre anni) c'è stato anche un cordiale scambio di battute tra i due rappresentanti della parte politica. Prima c'è stato l'intervento di De Micheli: «I Comuni devono avere il massimo rigore nei conti, solo così potranno realizzare le loro linee politiche con le quali hanno vinto le elezioni». Un messaggio chiaro al rappresentante del M5S. Che ha risposto con una battuta da toscanaccio: «Sui conti sono più rigoroso di come mi vesto».
Palazzo Chigi ha dunque riconosciuto al Campidoglio di aver raggiunto gli obiettivi del piano di riequilibrio. In particolare si è notato, raccontano da via XX Settembre, l'approccio più pragmatico dell'attuale assessore al Bilancio della giunta Raggi (il quarto finora, in non ancora due anni di governo). Sulla razionalizzazione di Atac, per esempio, la partita è più che mai aperta. Un lavoro sulle 29 società di primo e secondo livello è stato fatto. Ma su Atac pesa il concordato presentato al tribunale che deve essere approvato, come si augurano in Comune.

I NODI
Un altro capitolo riguarda la spesa per il personale. Tra i paletti fissati dall'allora governo Letta c'era la riduzione dei costi del personale (circa 1 miliardo di euro all'anno per 23mila dipendenti). Era stata fissata quota 57 milioni, un risparmio destinato a diventare permanente. E così è stato. Un'altra debolezza riscontrata tra le mille pieghe del bilancio capitolino riguarda i municipi. E la loro gestione dei flussi di spesa, anche in questo non mancano le «raccomandazioni». Il governo Gentiloni ha affrontato anche un altro nodo in questi giorni.

L'AVVICENDAMENTO
Ovvero: la nomina del nuovo commissario del debito del Comune di Roma. Una scatola da 13 miliardi di euro, destinati a essere ripagati tutti gli anni dai romani con l'addizionale Irpef più alta del Paese e per il resto dello Stato. Il posto di Silvia Scozzese, ex assessore di Marino ora approdata alla Corte dei conti, è stato preso da Alessandro Beltrami, ex direttore generale del Comune di Brescia, che da un anno già lavora alla struttura commissariale. Alla fine è stato il manager pubblico ad avere la meglio sugli altri pretendenti e soprattutto è passata la linea dell'esecutivo, seppur in uscita, rispetto a quella di Virginia Raggi che ha sempre reclamato per sé la nomina a commissario del debito.
 
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