Roma
Niente auto volanti nel 2015 romano. E niente Nike con led luminoso e sistema di autolacci, pur se annunciate dalla popolare ditta di abbigliamento. Non c’è neanche lo Squalo 10 nelle sale cinematografiche (ma a breve ci sarà Star Wars 7, anche se con diritti ceduti alla Walt Disney). Non ci sono – o almeno non sono così diffusi – gli strani occhiali antesignani dei google glass.
Marty e Doc, per spostarsi nel traffico di Roma, dovrebbero ancora prendere la metropolitana. E sempre che non ci siano scioperi bianchi, treni rotti o assemblee in corso. O che la babyrom di turno gli permettesse di acquistare, per tempo, il biglietto dal distributore automatico, senza “sovrattasse” e minacce.
E se, per evitare tutto ciò, preferissero spostarsi in taxi si troverebbero sicuramente invischiati in una lunga, lunghissima discussione con il tassista di indiscussa fede giallorossa. E dovrebbero confrontarsi con colorite iperboli sugli errori di Garcia, l’inconsistenza di Digne e di tutto il reparto difensivo (tranne Manolas, ma neanche tanto), e i due minuti di follia contro il Bayer Leverkusen. Tutti allenatori nella nostra città. Esattamente come trent’anni fa (e venti, e quaranta, e dieci, e cinquanta). Se, ovviamente, si esclude il fatto che nel 1985 né la Roma né la Lazio erano impegnate nelle coppe europee, che all’epoca avevano nomi meno roboanti e tradotti in italiano (coppa dei campioni, coppa uefa e coppa delle coppe).
I romani del 2015 non resterebbero neppure troppo perplessi di fronte al loro abbigliamento anni ottanta. La moda hipster - con i pantaloni con il risvoltino -, le stampe fiorate, i colori vivaci sono in pieno revival. La “sigla” televisiva del campionato di serie A TIM è cantata dai Duran Duran, che nel 1985, imperversavano nelle classifiche nazionali (e nelle strade di Roma) con Wild Boys.
Marty e “Doc” dovrebbero confrontarsi oggi con una Roma “gattopardiana” in cui tutto è cambiato affinché nulla cambiasse. Anzi. Rispetto al 1985 Roma apparirebbe loro più stanca, più sporca, più triste. Invecchiata, dimentica del glorioso passato e non proiettata nel futuro come sarebbe stato lecito aspettarsi.
Al Campidoglio non troverebbero il sindaco. Ma neanche un commissario. Troverebbero, invece, un ex chirurgo marziano alle prese con gli scontrini da giustificare e delle dimissioni da confermare. I paradossi di una città dove rischierebbero di essere fermati da militanti grillini che vogliono sapere se il viaggio nel futuro della DeLorean può essere omologato a volo di Stato e, per questo, pretendere le loro dimissioni.
Come cittadini extra-comunitari ed extra-temporali potrebbero finire in un centro di accoglienza “sponsorizzato” magari da Buzzi&co. negli affari di Mafia Capitale. O ancora - invece di entrare in possesso di un almanacco con tutti i risultati delle partite di calcio su cui scommettere una volta tornati nel 1985 - potrebbero accorgersi che nella “terra di mezzo” si guadagna molto di più con tutte queste “vacche da mungere”. Salvo poi accorgersi che non si tratta di mettere su una fattoria o partecipare a una puntata de Il contadino cerca moglie.
Se alle 16.29 di oggi – 21 ottobre 2015 – Marty e Doc dovessero davvero sbarcare a Roma con la loro DeLorean DMC-12 forse penserebbero di aver sbagliato le coordinate del loro viaggio nel tempo. Non troverebbero neppure una torre con l’orologio fermo all’orario giusto per tornare indietro (è sparito anche l'orologio della Banca di Roma sul Fungo dell'Eur).
Ma se provassero a cambiare le cose, come hanno fatto con le vicende della famiglia McFly.. Beh li candideremmo subito alle prossime elezioni a sindaco di Roma. Un bel duovirato per sconfiggere Suburra… E se dovesse andar male c’è sempre la DeLorean con cui scappare nei Caraibi a fare immersioni.