IL COLLEGIO ROMANO
Ma in queste ore dal Ministero per i Beni culturali e per il turismo guardano con perplessità e non pochi dubbi all'operazione che sta mettendo in atto Ignazio Marino. Proprio per l'interdizione ai mezzi pubblici dei Fori Imperiali. Nel testo del provvedimento, infatti, viene ribadita la chiusura tout court ai mezzi pubblici e ai taxi. Viene indicato solo che «Dalla pedonalizzazione sono esclusi i velocipedi e i veicoli autorizzati diretti alle aree di culto e di accoglienza situate lungo Via dei Fori Imperiali e sul Colle Palatino, nonché i veicoli dei pubblici servizi adibiti ad interventi di decoro urbano, di emergenza e soccorso». E i bus? Le navette elettriche per i cittadini e i turisti promesse ai vertici del Mibact? Nulla di fatto. E dagli uffici del Ministero la valutazione non può che essere negativa: «Ci era stato assicurato che comunque avrebbero previsto nell'eventuale delibera un servizio di linee pubbliche, anche elettriche, lungo via dei Fori Imperiali, per garantire un regolare e costante accesso all'area archeologica per tutti i romani e i turisti. Non si può arrivare al Colosseo o al Foro romano solo a piedi. Questa soluzione rischia di tenere l'area archeologica separata dal resto della città».
LA MOBILITÀ
Come commentavano gli esperti della Mobilità in tarda serata: «Il provvedimento è di fatto una giustificazione di quello è stato fatto fino ad ora». Già perché il paradosso di tutta questa operazione velleitaria e ambiziosa, costruita caparbiamente da Ignazio Marino in barba al valzer di proteste e polemiche (le più accese proprio dal Mibact), è che questo sistema di stop alla viabilità su via dei Fori Imperiali sia già in atto. Da anni, ormai. I fine settimana, le festività di Pasqua e Pasquetta, i ponti del primo maggio e del 2 giugno. I Fori totalmente pedonali erano già il leitmotiv delle giornate romane. «La differenza è che prima la pedonalizzazione completa veniva attivata di volta in volta con un'ordinanza per l'occasione - commentano i tecnici della Mobilità - ora c'è una delibera quadro generale che disciplina tutta l'operazione. Ma il piano delle chiusure seguirà comunque il calendario. In concreto, cambia poco o niente». Insomma, un passo avanti, per farne mezzo indietro. Una strategia funambolica che gli ha evitato la figuraccia politica di incassare un nuovo stop dalla Giunta. Ma che deve fare i conti in tasca all'Atac visto che, come recita la delibera «i costi relativi alle deviazioni delle linee saranno coperti dal vigente contratto con Atac». E con una salute “politica” precaria. Se andasse in scena nelle prossime ore la manovra delle dimissioni in massa dei consiglieri dem insieme ad alcuni colleghi dell'opposizione (soluzione per arrivare al quorum fatidico dei 25 necessari e mandare a casa Marino), l'arrivo in Campidoglio del commissario prefettizio diventerebbe più concreto. E la revoca è dietro l'angolo. Anche per sanare il rischio di empasse con il Giubileo alle porte e l'arrivo in città di milioni di pellegrini.