Campidoglio, c'è la firma sui salari, premi sulla fiducia: si potranno revocare

Campidoglio, c'è la firma sui salari, premi sulla fiducia: si potranno revocare
di Simone Canettieri e Fabio Rossi
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Venerdì 6 Febbraio 2015, 05:42 - Ultimo aggiornamento: 08:42

La trattativa è andata avanti fino a notte inoltrata, prima di arrivare alla fumata bianca che prelude alla riforma del salario accessorio dei dipendenti capitolini. Una rivoluzione che riguarderà 24 mila persone. Dai vigili alle maestre, passando per gli amministrativi negli uffici. Si chiude così un percorso obbligato, iniziato la scorsa primavera. Quando il ministero dell'Economia disse basta alle indennità a pioggia per i lavoratori, imponendo un cambio di passo: sì ai bonus ma solo se legati al merito per incrementare la produttività del servizio.

Il fondo per il salario accessorio non cambierà: nel 2014 è stato di 148 milioni di euro, per quest'anno è previsto un incremento di 9 milioni. Il contratto decentrato dei dipendenti capitolini è il più grande d'Italia, nel pubblico impiego. E ieri notte ha segnato un punto di svolta. Solo Cgil, Cisl e Uil hanno detto sì, i sindacati autonomi, Diccap e Csa, si sono riservati in attesa dell'esito del referendum in programma fra una decina di giorni. L'intesa arriva a sei mesi di distanza dall'approvazione in giunta di quello che le organizzazioni di categoria avevano bollato come «atto unilaterale irricevibile», al punto di organizzare cortei e agitazioni che in particolare hanno riguardato i caschi bianchi e le maestre. Clamoroso il caso di Capodanno quando l'83,5 per cento degli agenti non si è presentato in servizio: il sospetto è che si sia trattato di uno sciopero bianco contro la riforma (e contro la rotazione obbligatoria tra i gruppi).
LA TRATTATIVA

Ma cosa ha fatto cambiare idea ai confederali? In questi mesi di tavoli e discussioni sotterranee sono stati limati diversi aspetti. Ma uno su tutti, che ha rovesciato la stessa filosofia iniziale della riforma. E cioè: gli extra non saranno riconosciuti soltanto a obiettivi raggiunti, ma verranno inseriti in busta paga «fino a prova contraria», ossia li perderà, ex post, chi non dimostra di aver assicurato reali aumenti di produttività. Per il momento, godrà del bonus sulla fiducia. La ratio è questa: pagare i bonus solo a risultato raggiunto avrebbe significato, nella fase iniziale, un impoverimento delle buste paga per tutti i dipendenti.
LE MAESTRE

A far sbloccare la trattativa è stata anche la scelta del Campidoglio di rinviare a settembre la riforma del comparto scuola: una macro categoria che coinvolge oltre seimila dipendenti del Campidoglio. Una scelta tattica ma anche dettata dal periodo. Cambiare l'orario e l'organizzazione del lavoro della educatrici ad anno scolastico in corso avrebbe comportato disagi e proteste, con ricadute sicure per le famiglie romane. Con il rischio di creare un fronte compatto contro l'amministrazione. Con la preintesa la giunta Marino, inoltre, si copre a sinistra, evitando in extremis lo scontro frontale con la Cgil, come accaduto già nella vertenza del Teatro dell'Opera.

L'appuntamento di ieri, al Tempio di Giove, non è stato un pranzo di gala. Oltre alle scaramucce classiche dei sindacati al momento dell'agognata firma, il tavolo coordinato dal vice sindaco con delega al personale Luigi Nieri ha vissuto anche l'irruzione dei rappresentanti dell'Usb, che aveva radunato in Campidoglio 200 tra insegnanti ed educatrici.