Effetto Raggi sui sindacati: salgono le sigle tradizionali in discesa gli autonomi

di Simone Canettieri
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Lunedì 23 Aprile 2018, 15:30 - Ultimo aggiornamento: 17:03
L'INCHIESTA
Strano, ma vero. Crescono i confederali, perdono quota i sindacati autonomi. Nel complesso, in Campidoglio, l'ente locale più grande d'Italia, i rapporti tra i rappresentati dei lavoratori e la giunta M5S di Virginia Raggi sono più che buoni. Ma non erano i grillini - prima con Beppe poi con Luigi Di Maio - quelli che volevano abolire la mediazione sindacale considerata un inutile orpello novecentesco? «Una volta al governo - racconta Giancarlo Cosentino della Cisl, primo sindacato dell'ente con 4.622 iscritti secondo i dati ufficiali di aprile - la percezione cambia e l'uno vale uno non funziona più. Anzi».
I TEMI
Guai ad accusare di consociativismo i sindacati e i nuovi padroni del Comune. Di sicuro, è un fatto che contro Ignazio Marino Cgil, Cisl e Uil organizzarono non uno ma ben due scioperi generali dei 23mila dipendenti capitolini (evento unico nella storia di Roma).
Con Raggi - che nel 2016 fece il pieno di voti proprio tra amministrativi, vigili e maestre - siamo ancora alla luna di miele. Perché? Merito del salario accessorio sbloccato (tra mille problemi e qualche dubbio ancora in essere da parte della Ragioneria dello Stato) o degli scatti di livello trovati da 15mila dipendenti lo scorso Natale sotto l'albero (atto dovuto, con tempestività perfetta: mancava solo il pacchetto regalo). Centrale in questa dialettica è Antonio De Santis, responsabile del Personale del Comune nonché capo della segreteria politica della sindaca. Circostanza che favorisce, «la pace sociale», come ripetono ancora proprio dalla Cisl.
Le elezioni delle Rsu di Palazzo Senatorio terminate venerdì scorso hanno visto trionfare proprio i cislini della Furlan con il 37,8%: 64 delegati e un +2 rispetto al 2015. Al secondo posto la Uil al 19,8% (in crescita del 3% e con ben 5 delegati in più rispetto all'ultima consultazione: 33) che ha sorpassato la Cgil, terza, al 18,7% con 32 rappresentanti eletti nei vari rami dell'amministrazione.
In questo scenario, chi perde voti, delegati e punti percentuali sono le sigle autonome, al contrario del trend nazionale. A partire dal sindacato rosso, duro e puro dell' Usb, che fu il primo a puntare sulla candidata sindaca Virginia Raggi (si ricorda anche una manifestazione insieme in campagna elettorale l'otto marzo del 2016 con mimose distribuite alle commesse in via del Corso) salvo scendere dal carro ora: gli unici scioperi sono stati organizzati da loro, non è un caso.
I FANALINI DI CODA
Nel Campidoglio iper-sindacalizzato, con una lista di sigle lunga come l'elenco telefonico di Tokyo, sono in ribasso gli autonomi: Csa, Sgb. Rispettivamente inchiodati all'8,3 e 2,5%. Tra le organizzazioni che hanno avuto un minimo di riscontro negli oltre 190 seggi sparsi tra amministrazione centrale e municipi chiudono la carrellata Diccap, Cobas e Ugl. In tutto, i posti assegnati sono stati 171 a fronte di un'affluenza record di quasi il 70% (17mila dipendenti comunali hanno votato). Un dato in crescita del 5% rispetto alle elezioni del 2015. Altro che C'eravamo tanto amati: dovevamo cambiare i sindacati, ma i sindacati hanno cambiato noi. O viceversa. «C'è un dato - chiude Cosentino della Cisl- eravamo i più rappresentati con Veltroni, poi con Alemanno, Marino, Tronca e ora con Raggi. Perché puntiamo sui temi e non sulla politica...».
Simone Canettieri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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