Università: la Fondazione chiede la verifica della situazione aziendale del Consorzio, il futuro appeso a un filo

Università: la Fondazione chiede la verifica della situazione aziendale del Consorzio, il futuro appeso a un filo
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Venerdì 10 Luglio 2020, 01:47 - Ultimo aggiornamento: 08:20

RIETI - La Fondazione Varrone, insieme ad altri soci, ha chiesto una due diligence (la verifica della situazione aziendale) sulla Sabina universitas e l’impegno a definire il piano triennale richiesto dalla Sapienza e della Tuscia. E’ quanto apprende Il Messaggero direttamente dal presidente Antonio D’Onofrio (foto). «Dopo tutti gli investimenti fatti – sottolinea - non vorremmo che i problemi del consorzio finissero per travolgere i corsi universitari: questo è il rischio vero che corriamo oggi. E noi non vogliamo essere corresponsabili di questa sciagura». D’Onofrio poi parla del varo del bilancio 2019 da parte del cda: «Leggo dello scampato pericolo. A me sembra invece che continuare a parlare di università così come facciamo ormai da anni sia la prima sconfitta per questa città. Il tema sono sempre e solo i conti e la gestione del consorzio, mai i contenuti e le prospettive dell’università. E questo a chi fino a oggi ha investito nella Sabina universitas oltre 7 milioni di euro, se si permette, brucia». 

Il punto. Il presidente della Fondazione fa anche il punto sulla situazione generale della Sabina universitas: «Come si fa a parlare di contenuti e prospettive con i debiti con Tuscia e Sapienza da rimettere (834 mila euro con la prima, 570 mila euro con la seconda), le nuove convenzioni con la Sapienza da rinegoziare, una compagine consortile che annovera soci “in sonno” (Asi e Ordine degli avvocati, ndr) e il Comune che con molta onestà ha dichiarato di non poter onorare per intero la quota che gli spetterebbe?». E aggiunge: «Di fronte a tutto ciò sono almeno tre anni che la Fondazione reclama una comune assunzione di responsabilità e decisioni conseguenti, proprio per mettere in sicurezza i corsi universitari. Invece, si rinvia, si chiudono i bilanci con utili che hanno del miracoloso salvo ritrovarci da capo tra due mesi, quando discuteremo il bilancio 2019-20».

Lo scontro con l'Ugl. Intanto, si accende lo scontro con l’Ugl. A gettare benzina sul fuoco è Elisa Masotti, segretario provinciale Scuola e università, la quale non dà del tutto scontato il salvataggio del polo reatino («soprattutto se si parla di “strumenti alternativi di gestione”»). Secondo Masotti sarà l’assemblea dei soci di fine mese «l’occasione per “gettare la maschera” e capire chi realmente tiene al futuro universitario reatino e chi invece persegue interessi altri».

Dopodiché, anche se non fa i nomi, chiama in causa il presidente d’Onofrio e l’altro socio, la dg dell’Asl d’Innoncenzo: «Che non siano, a decidere sulle nostre teste, imprenditori romani o dirigenti leccesi, che rispondono a logiche regionali e partitiche estranee agli interessi legittimi dei territori». Ma stretto giro di posta arriva la dura replica del presidente della Fondazione: «Leggo la nota dell’Ugl scuola e mi chiedo: ma davvero quel sindacato pensa di affrontare col razzismo i problemi della Sabina universitas? Perché bollare soci e decisori per provenienza territoriale questo è. Per quello che mi riguarda sono romano, stimo i leccesi, ho una moglie ebrea e ho la presunzione di poter  fare qualcosa di utile per Rieti».

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