La morte di Giovanni Sacco, il ricordo dell'ex sindaco Paolo Tigli: «Ha lasciato il segno nella città»

La morte di Giovanni Sacco, il ricordo dell'ex sindaco Paolo Tigli: «Ha lasciato il segno nella città»
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Martedì 12 Settembre 2023, 08:51

RIETI - Giovanni Sacco è scomparso lo scorso venerdì 8 settembre all’età di novant’anni, e la sua lunga attività al distributore di Porta D’Arce, oggi chiuso, ha certamente lasciato il segno in città. A dimostrarlo, il calore dei presenti alla chiesa di Sant’Agostino lo scorso sabato ed il ricordo, indelebile, di un vecchio amico come Paolo Tigli, sindaco di Rieti tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Queste le sue parole sul rapporto col caro Giovanni, iniziato proprio al distributore di Porta D’Arce, nella Rieti di sessant’anni fa.

«Non so se a Giovanni avrebbe fatto piacere essere ricordato così...senza avere più la possibilità del dialogo, senza la sua proverbiale e disincantata radiografia del "quì ed ora" che usava come grimaldello popolare per coniare, di volta in volta, la sua riflessione sui massimi sistemi; ma credo che ci perdonerà per queste "incursioni" perché lui stesso era consapevole del sincero, autentico valore del dialogo, delle persone, e del loro prezioso stare insieme. In quella specie di "triangolo delle Bermude" che è stata a lungo Porta d'Arce (il distributore dei Sacco, il Bar di Sora Peppa e l'Officina dei comunisti Ferroni e Marcheggiani, antesignani dei Cipputi di Altan) fin dall'immediato dopoguerra pulsava con prepotenza un microcosmo popolare denso di personaggi irripetibili, capaci di proiettare il loro pensiero/azione fino ai nostri indecifrabili e controversi giorni; Giovanni era uno dei più autorevoli, sempre attivo, mai visto fermo, nell'intervallo tra un rifornimento e l'altro magari sforbiciava la siepe, una forma  elegante di rispetto per noi clienti; con quella rara dedizione faceva il pieno, poi una passata al tergicristallo, l'olio ok domandava, e le gomme? Da lontano, nel gabbiotto-ufficio, lo sguardo autorevole del padre e, sul tardi della giornata quello di sua moglie, qualche volta di entrambi, con la stufetta elettrica accesa nei durissimi e umidi inverni reatini. Nei primissimi anni '60 con il mio primo incarico di insegnante a Posta entrai in contatto con lui tramite la 500 con gli sportelli controvento; primi rifornimenti e con rapida intesa mi disse che avrei potuto cominciare a pagare alla fine del mese…con il primo stipendio...senza scontrini, senza firme...sulla parola insomma; che dire! I nostri contatti si ampliarono con il cambio delle gomme e successivamente con l'annesso lavaggio delle vetture; a saldare ancor di più il mio legame con Giovanni intervenne la passione per il mezzofondo che lo assalì in età matura e, complice la mia professione, mi vide accompagnare tecnicamente le sue performance podistiche: "oggi ho fatto un'ora...quasi 6' a km." apostrofava mentre premeva l'erogatore del carburante...le ginocchia scrocchiano...ma vado come un treno!". "Vedersi" da Sacco era un modo piacevole di incontrarsi per passare mezz'ora, tra ironie e sarcasmi come in un set cinematografico, unendo l'utile al dilettevole. Come quella volta che la Erg fece affiggere accanto all'ufficietto un grande manifesto pubblicitario con la foto a mezzo busto di Giovanni e la scritta: “Io ci metto la faccia”...che gli costò una serie di ironie sulla sua presunta megalomania e sulla sua forte somiglianza con il paroliere Mogol. In una delle ultime occasioni, poco prima di lasciare il lavoro, mentre la pompa riempiva il mio serbatoio, ecco comparire motrice e rimorchio della compagnia petrolifera che veniva a rifornire la sua stazione di servizio... così sintetizzò, tra amarezza e disincanto, "l'oggi" rispetto ad uno "ieri" intriso di nostalgia: “…ve li raccomando questi, adesso l'autista mi dice: hai fatto il bonifico?...prepara la ricevuta altrimenti non posso scaricare... a Giovanni Sacco dici queste cose?...vi rendete conto dove siamo arrivati?"
Un anonimo giardino di servizio oggi ha cancellato tutto e tutti; Ajmone Milli, meglio di me, avrebbe detto che comunque "ciò che è stato è per sempre"...per fortuna».

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