Il medico, invece di essere al de Lellis, avrebbe prestato la sua opera in extramoenia in due cliniche private senza aver avvertito la struttura pubblica, né esser mai stato autorizzato dalla stessa. Il dottor Federico Santilli, secondo l'accusa, avrebbe sottratto dal reparto Rianimazione dell'ospedale provinciale di Rieti farmaci con una certa continuità - attestati da falsi documenti di carico e scarico delle medicine - e avrebbe sottratto dispositivi medici, in particolare un elastomero, il palloncino-serbatoio in materiale elastico utilizzato in diversi ambiti ospedalieri.
Le accuse che ora gli vengono mosse sono di truffa, peculato e falso e l'Azienda sanitaria gli contesta un danno di 25mila euro. La Finanza sta quindi disponendo un sequestro preventivo pari a quella cifra. L'operazione del nucleo tributario, coordinata dal responsabile del comando, il colonnello Cosimo D'Elia, ha portato a indagare un secondo medico del reparto di Rianimazione per concorso in falso e tre infermieri per peculato e falso.
Il dottor Santilli, secondo quanto appreso, è già sotto processo per la morte di una bambina di dieci anni, entrata nella sala operatoria della casa di cura Villa Mafalda, a Rieti, per un intervento di ricostruzione di un timpano e deceduta, dicono le carte processuali, «per anomalie, negligenze, irregolarità.
L'accusa recita che nel marzo 2014 l'anestesista che avrebbe dovuto vegliare sul sonno della bimba era a prendere il caffè con due amiche e sarebbe rimasto assente dalla sala operatoria per più di mezz'ora. Sala operatoria dove lo sostituì il dottor Santilli, che per la prima volta lavrara a Villa Mafalda ma senza un contratto regolare. Il medico, sostiene la Procura di Roma, non avrebbe azionato la levetta che attivava il giusto meccanismo di scambio e non si sarebbe accorto della crisi respiratoria della bambina, poi deceduta.
I medici, inoltre, nel tentativo di limitare i danni del disastro, avrebbero alterato la cartella clinica attestando la morte di Giovanna tre ore e mezza più tardi e togliendo dalle presenze proprio il dottor Santilli. Il medico, durante un interrogatorio, avrebbe poi rivelato: «Quel sabato era il mio giorno libero, mi ero sentito con il dottor Pierfrancesco Dauri e lui mi aveva chiesto se volevo coadiuvarlo. Prima di allora la casa di cura Villa Mafalda era una struttura a me sconosciuta».
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