Il rettore di Tor Vergata Giuseppe Novelli: aiutate le famiglie ma noi costretti a tagliare

Il rettore di Tor Vergata Giuseppe Novelli: aiutate le famiglie ma noi costretti a tagliare
di Lorena Loiacono
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Lunedì 24 Settembre 2018, 08:45
Professore Giuseppe Novelli, Rettore dell'Università di Tor Vergata, che vantaggi ha dato ampliare la no tax area?
«Indubbiamente ha aiutato molti studenti ed è quello l'obiettivo. Ha inoltre consentito di aumentare le iscrizioni ma non nella maniera che speravamo: a Tor Vergata abbiamo registrato solo l'1% in più di iscrizioni. Vuol dire che l'esenzione delle tasse non è l'unico aspetto da considerare per incentivare i ragazzi».

Che cosa cercano gli studenti?
«I servizi e i risultati. Dovremmo infatti ampliare questi due aspetti, finanziandoli con maggiori fondi. Ad esempio per Tor Vergata è fondamentale la navetta che abbiamo istituito, insistendo in una parte di Roma dove i collegamenti sono difficili. Inoltre investiamo molto nella biblioteca aperta di notte e nel fine settimana. Senza contare le borse di studio per l'estero».

E i risultati?
«A Tor Vergata abbiamo il progetto placement. Investiamo molto nel mettere in contatto i nostri studenti con il mondo del lavoro. Un'università deve saper fare anche questo: fornire sia profili ad hoc alle aziende sia colloqui agli studenti».

Per le tasse?
«Ovviamente l'esenzione per le famiglie più disagiate è importante e a Tor Vergata non abbiamo alzato neanche le tasse per gli altri, per i redditi maggiori fino a 30mila euro. Nessuno deve rimetterci».

E come fate?
«La coperta è sempre la stessa. Leggeremo con attenzione il riparto del Fondo di finanziamento ordinario e capiremo dove abbiamo perso le risorse. Se non incassiamo le tasse da qualche parte andremo a perdere».

Nei servizi agli studenti?
«No, faremo di tutto per non tagliare i servizi. Probabilmente rimanderemo le opere edilizie».
A Tor Vergata avete una delle facoltà di Medicina più importanti, avendo un policlinico collegato. È d'accordo con l'abolizione del numero chiuso al primo anno e con la selezione al secondo proposto dalla ministra Grillo?
«Il modello alla francese? No, assolutamente no. Perché non siamo in Francia, dove i candidati per medicina sono 30mila l'anno o in Germania dove sono 35mila».

In Italia sono 67mila l'anno, perché?
«È un fenomeno tutto da studiare, non è possibile che siano 67mila aspiranti medici ogni anno. Se vogliamo fare la selezione al secondo anno, dobbiamo arrivare a 30mila candidati ad entrare. Quindi prima serve un orientamento fin dalle medie».

Per indirizzare altrove?
«Abbiamo lauree bellissime e con sbocchi lavorativi eccellenti come ingegneria, matematica, fisica e bioinformatica. Abbiamo bisogno in questi settori, ma i ragazzi non lo sanno».
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