Via da Niger e Tunisia: sospese le missioni contro i clandestini

Via da Niger e Tunisia: sospese le missioni contro i clandestini
di Cristiana Mangani
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Venerdì 6 Aprile 2018, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 08:18
Una missione sospesa, un’altra, di fatto, annullata. Così che, a distanza di qualche mese dal via del governo al decreto missioni, molto difficilmente i militari italiani andranno in Niger e in Tunisia. Gli Stati interessati all’arrivo del nostro contingente stanno mostrando in vari modi di non gradire la presenza. A cominciare da Niamey che, sin dal primo momento, ha visto diversi ministri schierati verso il no. «Il nostro governo - hanno dichiarato poche ore dopo l’approvazione del decreto a Palazzo Chigi - non era stato informato dell’arrivo dei militari italiani». E, in questi giorni, anche la Tunisia ha manifestato le sue perplessità, sottolineando che l’invio di 60 uomini, nell’ambito della missione Nato, non è proprio necessario.

I CONDIZIONAMENTI
Le polemiche, dunque, continuano. E ora il sospetto è che sulle decisioni dei paesi africani stiano pesando condizionamenti da parte di altri Stati, e che il vuoto politico di questi giorni non faciliti la situazione. L’Italia, pur ribadendo che dietro la missione in Niger, c’è un accordo sottoscritto dalle parti il 26 settembre del 2017, ha comunque sottolineato che i soldati verranno inviati «solo su richiesta delle autorità nigerine e su base di consenso». Un consenso che, però, non sembra proprio esserci.
Non va meglio con la Tunisia che avrebbe dovuto ricevere «un supporto italiano nella costituzione di un comando di brigata (richiesto dal governo tunisino) e rafforzamento delle capacità interforze nel controllo delle frontiere e nella lotta al terrorismo». Missione finanziata con quasi cinque milioni di euro, e praticamente annullata.

Resta da capire che succederà ai 40 militari che già si trovano a Niamey e che sono ospiti della base americana. Erano partiti in ricognizione, in attesa che arrivasse il primo contingente di 120 uomini previsto per giugno, presumibilmente verranno fatti rientrare, visto che la missione è sospesa fino a data da destinarsi. E, a giudicare dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno nigerino Mohamed Bazoum, è da considerarsi «inconcepibile». «Abbiamo saputo dai media dell’intervento italiano - ha evidenziato il membro del governo - Non è qualcosa di cui avevamo parlato con le autorità italiane. Abbiamo già i militari francesi e americani sul territorio. Siamo in un momento di valutazione e non siamo nello stato d’animo di poter prendere oggi decisioni su relazioni di questo genere con altri partner, come l’Italia». Unica concessione, «una relazione di tipo militare nel quadro di una missione di esperti, che consenta di rafforzare le capacità dell’esercito».

GLI INTERESSI ITALIANI
Oltre ad addestratori e a un team sanitario, il sostegno avrebbe dovuto riguardare il potenziamento del controllo alle frontiere, a fianco di Francia e Usa. Ma per capire come andrà a finire realmente bisognerà aspettare il prossimo governo e la linea che deciderà di seguire. Nel frattempo, il capo di Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, intervenuto a un forum organizzato dall’Ansa e dal Centro studi internazionali, ha ribadito che «quanto avviene sulla sponda Sud del Mediterraneo è centrale per gli interessi dell’Italia». L’ondata migratoria e il rischio terrorismo passano attraverso il Sahel e le possibili frizioni con la Francia, paese storicamente forte nell’area, rischiano di fare saltare il piano di intervento. Anche se - è sempre Graziano a chiarirlo - «c’è stata una richiesta di cooperazione da parte loro e io credo che Parigi sia contenta di avere nel Sahel il supporto di nazioni Ue».
 
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