Sisma e deficit, scontro con la Ue: le spese del terremoto fuori dal negoziato

Sisma e deficit, scontro con la Ue: le spese del terremoto fuori dal negoziato
di David Carretta
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Venerdì 27 Gennaio 2017, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 18:47

BRUXELLES Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ieri ha chiesto a Pier Carlo Padoan «una risposta precisa» sulla manovra correttiva da 3,4 miliardi che l'Italia deve annunciare entro il 1° febbraio, se vuole evitare una procedura per violazione della regola del debito. «La lettera c'è, le cifre ci sono e le risposte sono attese. Spero che arriveranno nei tempi previsti», ha spiegato Moscovici, a margine di una riunione dell'Eurogruppo. Il commissario ha chiuso la porta all'ipotesi di ridurre lo sforzo strutturale aggiuntivo richiesto almeno lo 0,2% di Pil per il terremoto. «L'Italia è il paese che ha beneficiato di più flessibilità: per le riforme strutturali, per gli investimenti, per l'accoglienza dei rifugiati e per i terremoti che colpiscono il paese», ha ricordato Moscovici. Già a novembre la Commissione aveva deciso di escludere dal Patto le risorse post-sisma previste per il 2017, compreso il piano Casa Italia. Continuerà a farlo «ogni volta che si ripete il fenomeno» sismico. Ma le spese per il terremoto sono «altra cosa rispetto a quello che ci aspettiamo nella risposta», ha avvertito il commissario. L'auspicio di Moscovici è di trovare «come sempre delle soluzioni con l'Italia».

IL CONFRONTO
Tuttavia un compromesso appare lontano, nel momento in cui Padoan e il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si trovano confrontati alla richiesta del Partito Democratico di rompere con la Commissione. «La lettera di Bruxelles è irricevibile», ha reagito il presidente del PD, Matteo Orfini. La scadenza è il 1° febbraio, una decisione sarà presa solo all'ultimo, ma «la situazione politica rende difficile» andare incontro alle richieste di Bruxelles, ammettono al Tesoro. «Le parole di Moscovici sono sconcertanti», ha detto Orfini: «mentre stiamo ancora piangendo i morti della tragedia di Rigopiano, sentire coloro che dovrebbero rappresentare i valori di solidarietà su cui è nata l'Europa esprimersi con argomentazioni fredde, proprie delle burocrazie che da anni difendono gli interessi politici legati al feticcio dell'austerity, è inaccettabile e offensivo». Il Tesoro si sta preparando a tutti gli scenari, anche Padoan è cosciente dei pericoli di una procedura per violazione della regola del debito. Lo sforzo strutturale richiesto ogni anno aumenterebbe, senza possibilità di ricorrere a flessibilità. Se gli obiettivi non venissero rispettati, nel 2019 ci sarebbe il rischio di una multa. È soprattutto la situazione sui mercati a spingere Padoan verso la manovra correttiva chiesta dalla Commissione. La Bce inizia la marcia indietro dal Quantitative Easing, l'Italia ha perso il rating A, l'incertezza politica continua a pesare e gli spread sono in salita: una procedura potrebbe far impennare i rendimenti aumentando i costi del debito. «Evitare una manovra da 3,4 miliardi significa correre il rischio di spendere 6 miliardi in più in interessi», spiega una fonte. Per Padoan, una procedura avrebbe senso solo se il governo scegliesse una politica realmente espansiva. Ma anche i partner europei stanno accettando la pressione: i paesi a rischio di non rispetto del Patto devono adottare «misure addizionali», dicono le conclusioni dell'Eurogruppo. Padoan ieri ha anche incontrato la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager, per discutere delle banche. Monte Paschi non è considerato un dossier «problematico», spiega una fonte: il piano di ristrutturazione dovrebbe essere inviato a Commissione e Bce tra pochi giorni. Vestager avrebbe accolto «favorevolmente» la cessione di Marche, Etruria e CariChieti a Ubi, mentre non sarebbe «rigida» su un'ulteriore proroga per CariFerrara.