E tanto per far capire che intende fare sul serio, Renzi annuncia un’altra Leopolda a breve, per il 25-27 ottobre, «segnatevelo sull’agenda». La macchina congressuale democrat si è intanto avviata. Per questo fine settimana sono in programma i primi congressi locali dove potranno votare soltanto gli iscritti, mentre l’11 del mese scade il termine per la presentazione delle candidature a leader con annesso documento politico.
L’attenzione rimane però concentrata sugli sviluppi della scena politica. Il Pd spinge per la formazione dei gruppi autonomi del Pdl, «sarebbe un elemento di chiarezza». Ma chi nel partito non crede che la situazione si sia stabilizzata guarda a oggi, al voto in Giunta al Senato per la decadenza di Berlusconi, come all’ennesima occasione di riaccendersi della contesa politica e dello scontro. C’è poi un’altra ala democrat, abbastanza consistente e che va dagli ex ds fino a ex popolari come Rosy Bindi, che non vede di buon occhio, anzi osteggia, ogni tentativo o conato o proposito di stabilizzare le attuali larghe intese per approdare poi a una prospettiva di tipo neocentrista, «una cosa è la stabilità, altro il partito della stabilità», sintetizza il renziano Paolo Gentiloni. C’è poi chi non scommette molto sulla durata dell’attuale esecutivo. Non ci crede e non ci punta Goffredo Bettini, «sarebbe un errore stabilizzare le larghe intese»; l’ex braccio destro di Veltroni chiede a Letta di cambiare la legge elettorale, approvare la legge di stabilità e i provvedimenti più urgenti «per poi andare alle urne a marzo per ridare la voce ai cittadini». Per Bettini, «serve un governo innovativo e coraggioso, e la migliore personalità per guidarlo rimane Renzi».
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