Controgirotondo/ Il ciak di Virzì “buttadentro” per i dem in crisi

di Mario Ajello
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 00:42
L’intellettuale è un pifferaio. Suona il flauto per chi vince. Scarica il perdente. Punta alla benemerenza dei potenti. E va a caccia di consulenze l’intellettuale, si finge militante - quando conviene militare - ma è affezionato per lo più al proprio “particulare”. Quanti ne abbiamo visti, in passato ma anche nella storia recente, di intellettuali di sinistra - di vip, di registi, di architetti, di scrittori, di nani, di ballerine, di personaggi e di personaggetti stile «La terrazza» di Scola o parodiati in una delle più belle scene della «Grande bellezza» di Sorrentino, ambientata proprio su un balcone radical chic - che salgono sul carro del vincitore? Paolo Virzì, cineasta di razza, maestro della nuova commedia all’italiana e forse per questo vuole recitare un’anti-commedia, ha deciso di imbarcarsi sul carro dei perdenti, di quel Pd che si avvia in un lungo viaggio doloroso dal quale potrebbe non uscire più. Insomma Virzì prende la tessera del Pd, al circolo di Roma Ostiense. E dice: «Ho l’abitudine di dare una mano agli sconfitti». Lui di sconfitti se ne intende, basti pensare a quello che forse è stato il suo film più toccante, il primo, che trasuda sofferenza sociale: «La bella vita».

Rappresenta anche un contro-girotondo la scelta di Virzì, da sempre schierato a sinistra. Se nel 2002 il suo collega Nanni Moretti si scagliò contro il partitone di sinistra cercando di abbatterlo al grido «con questi non vinceremo mai» (ce l’aveva con D’Alema e con gli altri), il contro-girotondo di Virzì serve invece ad aiutare la parte politica che gli sta a cuore. Ha fatto una sorta di ciak il regista toscano romanizzato: «Il Pd non ha bisogno di buttafuori ma di buttadentro», così si è espresso. 

E ancora: «Sono solo un curioso, confuso e disorientato». Poi interroga il partito prendendo la tessera: «Stiamo facendo opposizione? Ho sentito parlare di orgoglio ma bisogna fare scouting tra i giovani, nelle scuole, lo state facendo?». Virzì si rivolge al presidente dem, Orfini, criticando le sue parole dure contro il ministro Calenda che a sua volta ha preso la tessera del partito. «Scusa Orfini», dice il regista, «non ci serve un buttafuori, non ci piace, non ci conviene. Dobbiamo invece spalancare le porte a tutti». 

Sui 5 Stelle: «Attenzione a irridere i loro temi». Sulla situazione a Roma: «Che cavolo state combinando in questa città? Qui c’è un problema di vivibilità enorme». Questa la musica del contro-pifferaio, ma rischia che gli Orfini gli rompano il flauto.
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