Guidi, gelo degli ex colleghi delusi. Ma slitta la nomina del successore

Federica Guidi
di Alberto Gentili
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Venerdì 8 Aprile 2016, 09:32
«Al telefono, in conversazioni private, capita che ci si possa lasciare andare un po' e possano sfuggire delle espressioni colorite. Quel che è certo è che con Federica Guidi ho sempre lavorato molto bene». Claudio De Vincenti, per ragioni politiche e di bon ton, cerca di minimizzare.
Eppure, le «espressioni colorite» usate dall'ex ministra con il suo compagno Gianluca Gemelli, riportate nelle intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Potenza su Tempa rossa, sono pesanti. Insulti veri e propri. Contro De Vincenti (allora viceministro), ma anche contro i ministri Graziano Delrio e Pier Carlo Padoan, il sottosegretario Luca Lotti e il consigliere Andrea Guerra. Tant'è, che da palazzo Chigi, scosso dall'inchiesta, filtrano giudizi severi sulla Guidi. «Ha fatto un errore, non c'è niente di illecito ma ha fatto un errore e ne va preso atto», dice Renzi al Tg2, «è una barzelletta che noi siamo il governo delle lobby».

A quel che risulta, però Matteo Renzi neppure oggi chiuderà il dossier-successione. Del nuovo ministro allo Sviluppo economico, il premier ha parlato in mattinata con Sergio Mattarella. Ma la nomina che doveva essere fatta a tambur battente per mettere la sordina all'affaire-Guidi, dovrebbe slittare ancora. Probabilmente alla prossima settimana. «E' presto, al momento non siamo pronti», dice una fonte accreditata.

PALAZZO CHIGI INQUIETO
A tenere banco ieri a palazzo Chigi è stata la valanga di intercettazioni, di frasi velenose della Guidi farcite di giudizi non proprio lusinghieri verso i colleghi, apparse sui quotidiani. «Situazione brutta e imbarazzante, ma che getta discredito sull'ex ministra, non sul governo», si sussurra nelle stanze della Presidenza, «non sono edificanti le intercettazioni in cui la Guidi insulta tutti. Ed è spiacevole scoprire che abbiamo lavorato con chi remava contro. Ma siamo stati bravi a fare le cose, nonostante lei...». «Emerge il malcostume di parlare male dei colleghi», aggiunge un'altra fonte, «la cosa più inquietante però è il dossieraggio ai danni di Delrio. Hanno tentato di screditarlo perché scomodo, perché una persona onesta e tutto d'un pezzo. Ci auguriamo che i magistrati facciano chiarezza».
 
Le frasi e le parole dell'ex ministra contro Lotti, Padoan, Guerra, De Vincenti, Delrio sono lette come «medaglie»: «La Guidi e il suo compagno Gemelli si arrabbiavano con loro in quanto rappresentavano un ostacolo a certi tentativi... Ciò dimostra la loro assoluta correttezza. Mentre fa sorridere l'interpretazione data in quelle intercettazioni alla nomina di De Vincenti e Padoan, come se dietro ci fosse la fondazione Italianieuropei. D'Alema non c'entra nulla. Garantito». «In ogni caso», sospira un altro renziano doc, «non esistono vittime o carnefici. Questa merda nel ventilatore danneggia un po' tutti».

SCELTA DIFFICILE
Non solo. Rende più difficile la scelta del successore della Guidi. Renzi continua a puntare su una donna, per garantire una (quasi) parità di genere alla squadra. Il nome più accreditato resta quello di Teresa Bellanova, ex sindacalista Cgil e attuale viceministro allo Sviluppo economico (Mise). Ciò vuol dire che la nomina non comporterebbe un periodo di rodaggio: Bellanova, etichettata «ormai più renziana di Renzi», sarebbe immediatamente pronta ad affrontare i delicati e urgenti dossier del Mise. E il premier martedì ha messo a verbale: «Il nuovo ministro va nominato presto, in quel dicastero ci sono ben 150 tavoli di crisi aperti». Guarda caso, proprio la soluzione delle crisi aziendali è la specialità dell'ex sindacalista. «Ma a suo svantaggio», affermano al Nazareno, «c'è la mancanza di uno standing internazionale e di quell'allure confindustriale che ha spinto la Guidi al Mise. Però Matteo è uno che ama le sorprese».

LE ALTERNATIVE
Le alternative non sono molte. E' caduta (o quasi) l'ipotesi di riportare De Vincenti al Mise: Renzi ci avrebbe pensato e avrebbe studiato di sostituirlo con Paolo Aquilanti, attuale segretario generale della Presidenza. Ma adesso sembra prevalere l'idea che cambiare di nuovo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo delicato e strategico, non sarebbe un toccasana.

Resta così in campo l'opzione Andrea Guerra, ex amministratore delegato di Luxottica e grande amico di Renzi. E si affaccia l'ipotesi di un ritorno al governo di Fabrizio Barca. L'ex ministro alla Coesione territoriale, tessera del Pd in tasca ma estraneo al Giglio magico, è stato visto a palazzo Chigi. «Non ho però incontrato il premier», ha garantito uscendo. Altro nome last minute è quello Diego Piacentini, il vice presidente di Amazon che dalla prossima estate sarà (gratuitamente) commissario per il digitale.
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