Eppure, le «espressioni colorite» usate dall'ex ministra con il suo compagno Gianluca Gemelli, riportate nelle intercettazioni dell'inchiesta della Procura di Potenza su Tempa rossa, sono pesanti. Insulti veri e propri. Contro De Vincenti (allora viceministro), ma anche contro i ministri Graziano Delrio e Pier Carlo Padoan, il sottosegretario Luca Lotti e il consigliere Andrea Guerra. Tant'è, che da palazzo Chigi, scosso dall'inchiesta, filtrano giudizi severi sulla Guidi. «Ha fatto un errore, non c'è niente di illecito ma ha fatto un errore e ne va preso atto», dice Renzi al Tg2, «è una barzelletta che noi siamo il governo delle lobby».
A quel che risulta, però Matteo Renzi neppure oggi chiuderà il dossier-successione. Del nuovo ministro allo Sviluppo economico, il premier ha parlato in mattinata con Sergio Mattarella. Ma la nomina che doveva essere fatta a tambur battente per mettere la sordina all'affaire-Guidi, dovrebbe slittare ancora. Probabilmente alla prossima settimana. «E' presto, al momento non siamo pronti», dice una fonte accreditata.
PALAZZO CHIGI INQUIETO
A tenere banco ieri a palazzo Chigi è stata la valanga di intercettazioni, di frasi velenose della Guidi farcite di giudizi non proprio lusinghieri verso i colleghi, apparse sui quotidiani. «Situazione brutta e imbarazzante, ma che getta discredito sull'ex ministra, non sul governo», si sussurra nelle stanze della Presidenza, «non sono edificanti le intercettazioni in cui la Guidi insulta tutti. Ed è spiacevole scoprire che abbiamo lavorato con chi remava contro. Ma siamo stati bravi a fare le cose, nonostante lei...». «Emerge il malcostume di parlare male dei colleghi», aggiunge un'altra fonte, «la cosa più inquietante però è il dossieraggio ai danni di Delrio. Hanno tentato di screditarlo perché scomodo, perché una persona onesta e tutto d'un pezzo. Ci auguriamo che i magistrati facciano chiarezza».
Le frasi e le parole dell'ex ministra contro Lotti, Padoan, Guerra, De Vincenti, Delrio sono lette come «medaglie»: «La Guidi e il suo compagno Gemelli si arrabbiavano con loro in quanto rappresentavano un ostacolo a certi tentativi... Ciò dimostra la loro assoluta correttezza. Mentre fa sorridere l'interpretazione data in quelle intercettazioni alla nomina di De Vincenti e Padoan, come se dietro ci fosse la fondazione Italianieuropei. D'Alema non c'entra nulla. Garantito». «In ogni caso», sospira un altro renziano doc, «non esistono vittime o carnefici. Questa merda nel ventilatore danneggia un po' tutti».
SCELTA DIFFICILE
Non solo. Rende più difficile la scelta del successore della Guidi. Renzi continua a puntare su una donna, per garantire una (quasi) parità di genere alla squadra. Il nome più accreditato resta quello di Teresa Bellanova, ex sindacalista Cgil e attuale viceministro allo Sviluppo economico (Mise). Ciò vuol dire che la nomina non comporterebbe un periodo di rodaggio: Bellanova, etichettata «ormai più renziana di Renzi», sarebbe immediatamente pronta ad affrontare i delicati e urgenti dossier del Mise. E il premier martedì ha messo a verbale: «Il nuovo ministro va nominato presto, in quel dicastero ci sono ben 150 tavoli di crisi aperti». Guarda caso, proprio la soluzione delle crisi aziendali è la specialità dell'ex sindacalista. «Ma a suo svantaggio», affermano al Nazareno, «c'è la mancanza di uno standing internazionale e di quell'allure confindustriale che ha spinto la Guidi al Mise. Però Matteo è uno che ama le sorprese».
LE ALTERNATIVE
Le alternative non sono molte. E' caduta (o quasi) l'ipotesi di riportare De Vincenti al Mise: Renzi ci avrebbe pensato e avrebbe studiato di sostituirlo con Paolo Aquilanti, attuale segretario generale della Presidenza. Ma adesso sembra prevalere l'idea che cambiare di nuovo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo delicato e strategico, non sarebbe un toccasana.
Resta così in campo l'opzione Andrea Guerra, ex amministratore delegato di Luxottica e grande amico di Renzi. E si affaccia l'ipotesi di un ritorno al governo di Fabrizio Barca. L'ex ministro alla Coesione territoriale, tessera del Pd in tasca ma estraneo al Giglio magico, è stato visto a palazzo Chigi. «Non ho però incontrato il premier», ha garantito uscendo. Altro nome last minute è quello Diego Piacentini, il vice presidente di Amazon che dalla prossima estate sarà (gratuitamente) commissario per il digitale.
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