M5S, Fioramonti e il caso Israele: «Gerusalemme? Chiamerò l'ambasciata»

M5S, Fioramonti e il caso Israele: «Gerusalemme? Chiamerò l'ambasciata»
di Stefania Piras
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Giovedì 1 Marzo 2018, 10:42 - Ultimo aggiornamento: 10:57
Professore, ha chiamato l'ambasciatore di Israele?
«La questione riportata nei giornali si riferisce ad un incontro sulla governance dell'acqua in Africa dove ero stato invitato come relatore e a cui decisi di rinunciare per un disaccordo con gli organizzatori. Non ho mai sostenuto posizioni anti-israeliane, anzi negli anni mi sono sempre attivato per sostenere il dialogo tra società civile israeliana e palestinese. Nei prossimi giorni avrò modo di sentire anche l'ambasciata».
Come è entrato in contatto con il M5S?
«Sono stato coinvolto come esperto nel processo di consultazione per il programma dello sviluppo economico. Ho molto condiviso il loro focus su innovazione e sviluppo sostenibile».
Qual è l'idea di sviluppo economico che il M5S le ha chiesto di mettere in pratica?
«Un'idea totalmente in linea con i miei studi e le mie convinzioni maturate in anni di insegnamento e ricerca. La nostra ambizione è di trasformare la politica industriale del nostro Paese, favorendo una transizione accelerata verso fonti energetiche rinnovabili e decentrate, sostenendo le medie, piccole e micro-imprese che investono nell'economia locale, puntando sul Made in Italy di qualità e sulla filiera corta e rispondendo alle crisi industriali del nostro Paese con una visione di lungo termine».
L'obiettivo di tutti i governi è riportare il Paese su un sentiero di crescita. Viste le sue posizioni sui parametri del Pil, condivide questo obiettivo?
«Io credo in un modello di sviluppo che migliori la qualità della vita promuovendo il benessere delle persone e dell'ambiente. Il Pil è un parametro sempre più inadeguato per monitorare la performance economica di una nazione. Lo dimostrano anni di ricerche e documenti della Ue e dell'Ocse. Abbiamo fatto un passo avanti col Bes e bisogna integrare misure di benessere nella programmazione economica».
Quali sono tra le 400 leggi da abolire quelle per le imprese?
«Sono tantissime, indico solo spesometro, redditometro, split payment e studi di settore. L'obiettivo è la drastica semplificazione del rapporto impresa-Agenzia delle Entrate».
Come giudica l'operato di Calenda?
«In poche parole tutto fumo e niente arrosto. Gli riconosco di essere stato molto attivo ma non mi sembra che abbia dato alcuna svolta alle nostre crisi industriali e tanto meno individuato piani di lungo termine per la transizione sostenibile. Calenda si è svegliato a pochi giorni dal voto per il caso Embraco, ma la verità è che ha sempre accettato la logica delle delocalizzazioni e della concorrenza sleale che trova posto, purtroppo, anche nell'Unione Europea».
Alitalia, va bene vendere agli stranieri?
«Abbiamo sempre detto che guarderemo i bilanci di Alitalia per capire i problemi strutturali della compagnia e i responsabili dell'ennesimo disastro. A quel punto avremo gli elementi per decidere. Non abbiamo pregiudizi verso le diverse soluzioni purché ci vengano presentate proposte all'altezza e un serio piano industriale di rilancio. L'unica via da non percorrere è quella dei prestiti a fondo perduto senza garanzie sottostanti».
Cosa ha detto agli investitori a Londra?
«Ho spiegato che abbiamo un progetto di lungo termine per il Paese. Che intendiamo fare gli investimenti necessari per rilanciare l'economia in una direzione green'. E penso siano rimasti soddisfatti».
La sindaca Raggi ha scelto di chiudere Roma ai diesel dal 2024, potrebbe estendere il provvedimento?
«Condivido la scelta di Virginia Raggi, diverse case automobilistiche hanno già annunciato che nel giro di pochi anni non produrranno più auto a diesel. I cambiamenti climatici ci impongono uno sviluppo nel segno della sostenibilità ambientale. Il M5S ha un piano energetico che ambisce a superare l'uso del petrolio entro il 2040 e delle fossili nel 2050. Il nostro piano per la mobilità sostenibile punta su un diverso modello di sviluppo e l'inizio di una rivoluzione elettrica a partire dal comparto pubblico».
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