Gianfranco Fini: «Io con D'Alema e Pomicino per il No? Riforma pessima, naturale impegnarsi»

Gianfranco Fini: «Io con D'Alema e Pomicino per il No? Riforma pessima, naturale impegnarsi»
di Claudio Marincola
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Lunedì 17 Ottobre 2016, 08:12
Presidente Gianfranco Fini, iniziamo da quella foto: lei accanto a Paolo Cirino Pomicino all'incontro promosso dalla fondazione di Massimo D'Alema Italianieuropei per spiegare le ragioni del No al referendum costituzionale. Anche lei arruolato nel fronte del No?
«Chi si meraviglia e si scandalizza o è di memoria corta, o lo fa in modo strumentale. Più chiaramente: non esiste nessun fronte del No, nessun esercito in cui arruolarsi. Esiste, com'è naturale quando c'è un referendum, un numero, spero maggioritario, di italiani ai quali non piace questa riforma. ll vero Fronte è quello del Sì».

In altri tempi con Cirino Pomicino non sareste mai stati dalla stessa parte della barricata...
«Lei parla della preistoria. Se è un archeologo continui pure, vada avanti. Ma qui si tratta di votare sì o no ad una riforma che in tanti consideriamo pessima. Tra questi tanti ci sono personalità politiche di ieri e di oggi. Il resto son speculazioni».

Allora entriamo nel merito: cos'è di questa riforma, che lei definisce pessima, che non le piace?
«Quanto tempo abbiamo?».

Prego.
«Partiamo dalle bugie. Non è vero che con questa riforma si supera il bicameralismo perfetto. Non è vero che non avremo più due Camere. Il Senato resterà in vita, anche se non sappiamo ancora bene come sarà composto. Non si capisce da chi verranno indicati i senatori. Le faccio un esempio: se lei prende l'articolo 70 della nostra Costituzione- attualmente in vigore- si accorgerà che è composto da 9 parole: la- funzione- legislativa- è- esercitata- collettivamente- dalle- due- Camere. Se prende il nuovo articolo 70 si accorgerà invece che con la riforma è diventato di 478 parole. All'insegna della semplificazione».

Le ha contate?
«Sì, le ho contate. Ma le dico ancora: il nuovo Senato dovrà rappresentare il territorio, quindi ecco la scelta dei consiglieri regionali e dei sindaci. Ma la composizione varierà come la pelle del serpente, perché quando scade il mandato ad un sindaco, quel sindaco dovrà essere sostituito. Come dire che il nuovo Senato sarà ad assetto variabile. Dopodiché il nuovo Senato dovrà occuparsi anche di altre questioni come la ratifica dei trattati internazionali relativi all'Unione europea. Ora io mi chiedo: perché un consigliere o un sindaco eletti per amministrare dovranno esercitare un potere legislativo e non amministrativo? In Germania, Repubblica federale dove i Lander sono degli Stati, nel Bundestag i senatori hanno l'obbligo di votare unitariamente. Se rappresentano la Baviera devono votare tutti in un modo, perché questo è quello che chiedono i bavaresi. Da noi non si capisce se i senatori voteranno in ragione del territorio che li ha eletti o del partito al quale appartengono. Come se non bastasse ci sono regioni in cui verranno eletti solo due senatori. E di questo passo potrei continuare».

L'alternativa è che tutto resti così com'è?
«Questa riforma è davvero un pasticcio. Altrimenti non si spiegherebbe perché 7 su 10 ex presidenti della Corte costituzionale abbiano già dato voce al No».

Lei sta elencando questioni di merito. Tuttavia, non le sembra che a voler personalizzare il referendum ora sia soprattutto chi pensa di far saltare Renzi?
«Renzi ha paura di quello che ha fatto. Aveva detto se perdo lascio la carriera politica. Ne aveva fatto una specie di giorno del giudizio universale. Poi si è accorto che stava facendo un errore madornale ed è tornato indietro. Agli italiani che bocciavano la riforma si stavano aggiungendo quelli ai quali lui risulta antipatico. Ma è un errore: questa riforma va bocciata perché è sbagliata».