Ucraina. L'abbraccio di Yulia alla folla: «Restate in piazza, non è finita»

Ucraina. L'abbraccio di Yulia alla folla: «Restate in piazza, non è finita»
di Giuseppe D'Amato
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Domenica 23 Febbraio 2014, 11:21
​Se qualcuno vi dice che avete finito il vostro lavoro e dovete andare a casa non gli credete: dobbiamo andare avanti fino alla fine. Queste le parole bellicose di Yulia Timoshenko, arrivata in piazza Indipendenza su una sedia a rotelle. La pasionaria della «rivoluzione arancione» del 2004 ha subito messo in mostra che l’ardore dei bei tempi non è tramontato. «La dittatura è caduta – ha gridato sul Maidan – si vede il sole e il cielo». In precedenza la Timoshenko aveva deposto un mazzo di fiori in via Grushevskij in ricordo dei caduti. Cosa farà adesso l’ex prigioniera numero 1 d’Ucraina, è facile prevederlo. Sicuramente tenterà di riprendersi il suo posto centrale nella politica nazionale. Il problema è che l’EuroMaidan ha completamente cambiato il Paese.



LA DAMA DI FERRO

Riuscirà la Timoshenko a capirlo? Da questi mesi di scontro con Yanukovich sono emersi nuovi leader che hanno colmato quel vuoto lasciato per quasi due anni e mezzo dalla pasionaria.

In piazza Indipendenza, durante la protesta, vi era un’enorme fotografia della Timoshenko attaccata con lo scotch su un palo della luce, ma i dimostranti l’hanno raramente invocata. Forse si ricordavano dei tanti errori compiuti da questa «dama di ferro», un altro dei suoi nomignoli. Le sue dichiarazioni di ieri e dei giorni scorsi sono allineate con quelle dei duri del movimento in contrasto con i leader parlamentari delle opposizioni. Se il fido Arsenij Jatseniuk si farà da parte non sarà lo stesso con Vitalij Klitschko di Udar e con Oleg Tjagnibok di Svoboda.



I POPULISTI

Quest’ultima formazione alle ultime parlamentari ha toccato il 12%, portando via consensi proprio al partito Patria della Timoshenko. L’ex premier cavalcherà con il suo populismo l’onda della protesta, tentando di mettere fuori gioco i più estremisti. Ma attenzione. La Timoshenko è sempre riuscita a litigare con tutti: dagli avversari agli alleati più stretti. In passato Patria ha radunato i voti populisti e nazionalisti nell’Ucraina occidentale. La sconfitta alle presidenziali del 2010 contro l’odiato Yanukovich l’ha però ridimensionata politicamente. I suoi rapporti personali con i leader europei sono buoni, come discrete sono le relazioni con Vladimir Putin. Addirittura il capo del Cremlino ha spesso espresso incredulità per la condanna subita dalla Timoshenko, ma non se ne è mai voluto interessare, conoscendo l’astio esistente tra l’ex premier e Yanukovich.



IL RISCHIO DEFAULT

L’Europa vorrà puntare su di lei e non su Klitschko come nuovo leader ucraino? È difficile pronosticarlo. Bruxelles deve entrare nell’ottica che a Kiev si è morti per il sogno europeo, mentre i burocrati continentali erano impegnati a sfogliare la margherita. Qualcuno poi dovrà dare di corsa un paio di miliardi di dollari alla repubblica ex sovietica, altrimenti sarà default. Da qui non si scappa. La Russia ha congelato il suo credito, assegnato a Yanukovich, ed ha buttato la patata bollente in campo europeo. Bruxelles riuscirà a far fare la stessa fine di Atene anche a Kiev? Serve un piano da 10 miliardi di euro soltanto per il 2014 e mettere in preventivo un’altra 50ina per il prossimo futuro. L’aver portato il sogno europeo dentro alle frontiere ex sovietiche ha un alto costo finanziario, ma geopoliticamente ha un valore incommensurabile. Da Kiev la via verso Mosca è ora aperta.
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