In Siria un focolaio di colera: l'allarme di una ong

In Siria un focolaio di colera: l'allarme di una ong
di Antonio Bonanata
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Lunedì 26 Ottobre 2015, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 16:17

È allarme colera in Siria: già si conta una vittima, un bambino risultato positivo ai test che poi è deceduto. Ma presto la minaccia potrebbe tradursi in questione sanitaria nazionale, fa sapere il dottor Ahmad Tarakji, presidente della più grande ONG ancora attiva nel paese mediorientale, la Syrian American Medical Society.

A un anno dall’epidemia di Ebola che ha terrorizzato il mondo intero, diffondendosi in breve tempo dal primo focolaio della Guinea, un’altra malattia infettiva minaccia di coinvolgere una vasta area del pianeta.

Il rischio maggiore, infatti, è che presto il contagio superi i confini del paese, alle prese con una crisi politica spaventosa. Il governo centrale non controlla più l’intero territorio nazionale, dove le milizie dell’Isis si sono ormai infiltrate e ben radicate. Scenario, questo, che ha spinto il presidente russo Putin a intervenire con i suoi caccia in sostegno del regime di Assad. Guerra civile pluriennale; centinaia di migliaia di profughi in fuga; infrastrutture mediche al collasso e, quindi, pessime condizioni igieniche: il quadro ideale perché una grave epidemia possa scoppiare e svilupparsi.

«Il colera si diffonde facilmente, con le popolazioni siriane in marcia verso l’Europa e un paese in cui tutti hanno perso le proprie case» dice allarmato il dottor Tarakji. Si calcola che i rifugiati siriani siano più di quattro milioni mentre, contando quelli già presenti in altre nazioni, si arriva quasi a otto milioni. L’organizzazione non governativa presieduta da Ahmad Tarakji ha fatto sapere che un bambino di cinque anni è morto la scorsa settimana nella provincia di Aleppo e si sospetta che la causa del decesso sia il colera, stando a quanto confermato dall’Organizzazione mondiale della sanità. «Un enorme numero di persone è esposto al rischio contagio – ha aggiunto il dottor Tarakji – e storicamente questa epidemia colpisce popolazioni sradicate dalla propria terra». Ma, cosa ancor più grave, nessuno è in grado di dire chi ne è portatore, dato che nell’80 per cento dei casi la malattia è asintomatica; solo con analisi accurate è possibile stabilire chi è stato infettato.

Solitamente, i più colpiti sono i bambini; l’epidemia intestinale si diffonde facilmente a causa di scarse condizioni igieniche, trasmettendosi con l’acqua sporca. In Siria, soprattutto nelle aree al di fuori del controllo governativo, i processi di purificazione dell’acqua sono praticamente impossibili e durante i loro spostamenti verso la salvezza «i migranti non hanno accesso ad acqua potabile» mette ancora in guardia Tarakji. Ma c’è un altro dato che rende l’allarme ancora più preoccupante: in Iraq, nelle scorse settimane, sono stati confermati ben 1200 casi di colera, che hanno portato alla morte di sei persone. Un trattamento sanitario di contenimento sarà avviato la prossima settimana.