Migranti, il presidente del Consiglio Europeo avverte: la vera ondata di rifugiati deve ancora arrivare

Migranti, il presidente del Consiglio Europeo avverte: la vera ondata di rifugiati deve ancora arrivare
di Giulia Aubry
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Giovedì 24 Settembre 2015, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 13:04
Rischia di essere solo un accordo ponte o, nella migliore delle ipotesi, la primissima fase di un lungo processo decisionale, il risultato raggiunto ieri dai leader dell'Unione europea sulla questione dei migranti. La vera ondata di arrivi di rifugiati dalla Siria, e dagli altri paesi attualmente in guerra, deve ancora arrivare.

A sostenere questa tesi non è la propaganda anti-immigrati che abbiamo avuto modo di conoscere in queste ultime settimane, ma il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, già Primo ministro della Polonia dal 2007 al 2014.



Come riporta il britannico Daily Mail, dopo l'incontro tra i leader europei sull'immigrazione durato più di cinque ore, Tusk avrebbe commentato con i giornalisti che l'accordo è un primo passo nella giusta direzione, ma che "l'ondata più grande di migranti e rifugiati deve ancora arrivare" e che, in conseguenza di ciò, "la politica di apertura 'di porte e finestre' dovrà necessariamente subire degli adattamenti".



Una delle strategie, già suggerite dal Primo ministro britannico David Cameron, è quella di fornire aiuti diretti ai campi profughi già presenti nelle nazioni confinanti con la Siria. Il grande flusso di profughi lungo la "rotta balcanica" è legato soprattutto al crollo delle strutture di accoglienza in Turchia, Libano e Giordania.



La carenza di cibo e le pessime condizioni socio-sanitarie hanno convinto molte famiglie (con donne e bambini) a tentare il viaggio, spesso rischioso, verso i paesi de nord Europa senza una valutazione preventiva dell'obiettivo da raggiungere.

"E' necessario - ha commentato Tusk - trovare un accordo sul fatto che l'attuale caos ai confini dell'Unione europea debba essere ricondotto a uno stato di legalità e normalità".



"Le misure adottate oggi - ha aggiunto - vanno nella giusta direzione, ma non metteranno fine a quella che si è già configurata come la più grande crisi di profughi dai tempi della Seconda guerra mondiale".

La gestione di questa situazione è ormai una priorità politica su cui si goca il futuro dell'Unione europea.

Dopo una fase di accoglienza e solidarietà più o meno condivisa, sempre più voci si alzano per chiedere un approccio più ampio alla problematica che non si limiti a soluzioni tampone.



Il rafforzamento dei controlli ai confini dell'Europa, l'aiuto a Libano, Giordania e Turchia come ai paesi balcanici attraversati dai flussi migratori, il sostegno agli Stati che dovranno gestire l'identificazione agli "hotspots"... tutti gli aspetti della strategia di risposta alla crisi dei profughi devono necessariamente andare di pari passo e avere un orizzonte di azione e un respiro più ampi. Perchè "il peggio sembra dover ancora arrivare".