Dopo 7 giorni di pausa, informano ancora le Ong, «la scorsa settimana sono ricominciati i rientri forzati dei migranti in Turchia. Ad aggravare la situazione ci sono poi le »misure di emergenza« adottate dal governo greco lo scorso 3 aprile, come le interviste rapide per determinare l'ammissibilità della richiesta di asilo. Secondo queste nuove procedure, in un solo giorno si potrà decidere il futuro di una persona o stabilire se la Turchia è un paese sicuro o meno». «Per come stanno le cose oggi, abbiamo fondati timori che molte persone - oggi trattenute in quelli che sono diventati veri e propri centri di detenzione nelle isole greche - possano essere rinviate in Turchia senza essere state informate pienamente sui loro diritti e quindi senza avere avuto nemmeno l'opportunità di chiedere asilo in Europa», afferma Elisa Bacciotti, direttrice Campagne di Oxfam Italia.
«Non può essere questo il nuovo volto dell'Europa, che mette al primo posto la sicurezza delle frontiere a prezzo della deportazione di esseri umani.
Ci auguriamo che Papa Francesco e il Patriarca Bartolomeo, come leader spirituali e morali, possano contribuire a richiamare l'Unione europea al rispetto dei suoi valori fondanti: il rispetto della dignità e dei diritti umani.» Le associazioni umanitarie denunciano che le condizioni di vita nei centri di detenzione si stanno deteriorando, con molte persone costrette a dormire all'aperto o in spazi angusti; non ci sono procedure di identificazione per i soggetti più vulnerabili, e rimangono in stato di detenzione bambini, donne incinte, persone con disabilità. A Lesbo e Chio alcuni pakistani che hanno ricevuto un trattamento discriminatorio hanno minacciato di suicidarsi. Si sono già verificati episodi di violenza di notte e le donne sono particolarmente a rischio.
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