Blitz Greenpeace, attivisti accusati di
pirateria in Russia: tra loro un italiano

Blitz Greenpeace, attivisti accusati di pirateria in Russia: tra loro un italiano
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Giovedì 3 Ottobre 2013, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 4 Ottobre, 11:51
Non sono pirati ma hanno infranto il diritto internazionale, aveva puntualizzato Putin nei giorni scorsi. Oggi per il comitato investigativo di Murmanks ha contestato formalmente proprio l'accusa di pirateria a tutti i 30 attivisti di Greenpeace protagonisti, con il rompighiaccio 'Artic Sunrise', del blitz contro una piattaforma petrolifera artica di Gazprom, il 19 settembre scorso. Tra loro anche l'italiano Cristian D'Alessandro.



Il reato è punito pesantemente, con pene da 10 a 15 anni. Immediata la reazione dell'associazione ambientalista: un'accusa «infondata», «abominevole». È «la minaccia più grave» contro la sua attività pacifica dall'episodio del Rainbow Warrior, la nave di Greenpeace bombardata e affondata nel 1985 dai servizi segreti francesi nel porto di Auckland, in Nuova Zelanda, durante la campagna contro i test nucleari di Parigi in Polinesia. «Una decisione irrazionale, volta a intimidirci e a ridurci al silenzio», denuncia l'associazione ecologista. «Un attentato al principio stesso della protesta pacifica», ha spiegato Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace international. Alcuni analisti e fonti diplomatiche spiegano così il «dietro le quinte»: per Mosca le trivellazioni petrolifere nell'Artico, come quelle che sta per iniziare la piattaforma presa di mira dagli ecologisti, sono una priorità strategica da difendere in tutti i modi, anche lanciando un monito esemplare a quanti intendessero organizzare altre proteste.



Solo con l'accusa di pirateria, ventilata sin dall'inizio, si poteva giustificare una carcerazione preventiva di due mesi, una esperienza finora mai riservata in Occidente ad un militante ambientalista. Ma non è escluso che, dopo le formalità della contestazione più grave, si definiscano meglio le singole posizioni e il reato sia derubricato in violazioni minori. È quanto sperano i diplomatici dei 17 Paesi coinvolti, che stanno coordinando le loro azioni, come ha reso noto il ministero degli esteri francese. Del resto appare difficile che la giustizia dia torto alla tesi espressa da Putin davanti alla platea internazionale del club di Valdai, anche se oggi il suo portavoce Dmitri Peskov ha ricordato che si tratta di una «opinione personale» e che il leader del Cremlino «non è nè un investigatore, nè un giudice nè un avvocato».



Quanto a D'Alessandro, la sua situazione è seguita con attenzione dalle autorità diplomatiche italiane in Russia: «siamo in costante contatto con le autorità, con la famiglia e con l'avvocato», ha riferito il console generale di San Pietroburgo Luigi Estero. «Il legale ci ha assicurato che Cristian è tranquillo, sereno e che non lamenta problemi particolari», ha aggiunto. D'Alessandro si trova con altri otto attivisti in un carcere di Murmansk, in una cella condivisa con due detenuti russi accusati di reati minori.



Le reazioni politiche. «Chiediamo al Presidente del Consiglio di sostenere formalmente le richieste del governo olandese che ha chiesto l'immediato rilascio sia della nave di Greenpeace che di tutto l'equipaggio e che, in caso di rifiuto da parte russa, ricorrerà al Tribunale Internazionale della Convenzione ONU sul mare». Così in una nota i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi, Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente, ed Enzo Amendola, componente della commissione Esteri), in riferimento all'incriminazione in Russia per pirateria di altri attivisti di Greenpeace, nel cui gruppo è presente anche un italiano. «Le notizie che arrivano dalla Russia - spiegano i deputati - continuano a destare grande preoccupazione. Le campagne di comunicazione di Greenpeace, assolutamente non violente, sono note in tutto il mondo da anni, hanno sempre rappresentato uno strumento di straordinaria efficacia per sensibilizzare alla difesa dell'ambiente. È evidente che con la pirateria non c'entrano nulla». «Per l'accusa, infondata, di pirateria - aggiungono i deputati - l'art. 160 della Convenzione ONU prevede il risarcimento dei danni materiali e non da parte di chi ha usato in modo improprio la forza. Visti i consolidati rapporti tra Italia e Russia, è opportuno che il governo intervenga in maniera forte e decisa. Non è possibile che chi difende l'ambiente possa essere incarcerato col rischio di restare in galera addirittura 15 anni».
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