E' stato lui a fornire al Museo delle copie digitali di due fotocolor del cratere a calice, compresa una Polaroid sequestrata nel 1995 nel corso di una perquisizione dei carabinieri nel magazzino nel porto franco di Ginevra appartenente al trafficante di antichità, anche lui ormai noto alle cronache, Giacomo Medici. Non foss'altro perché nel 2005 è stato condannato per la ricettazione e l'esportazione illegale di beni archeologici. La fonte delle fotografie, il loro formato e le sembianze nelle immagini del cratere, incrostato di sporcizia, hanno dato conferma allo staff dello Speed della probabilità che il cratere sia frutto di uno scavo in violazione delle leggi italiane e internazionali riguardanti la proprietà e il rinvenimento di materiale archeologico. Ed ecco la firma della convenzione. Lo Speed Art Museum restituirà all'Italia il vaso all'Italia nell'ambito di un accordo pluriennale tra il museo statunitense e il Ministero dei beni culturali.
«La restituzione da parte dello Speed Art Museum del cratere proveniente da Paestum - dichiara il ministro Dario Franceschini - permette il ritorno in Italia di un reperto che è parte del patrimonio culturale nazionale. Il prezioso calice, come sempre avvenuto in questa legislatura in simili casi, verrà al più presto destinato alla comunità da cui è stato sottratto». Una buona notizia per il direttore del parco, Gabriel Zuchtriegel. Il cratere a calice fu realizzato a Paestum, antica colonia greca nell'Italia meridionale, verso il 350-340 a.C.
Gli antichi greci utilizzavano simili crateri per miscelare il vino con l'acqua. Il termine cratere a calice si riferisce alla forma del vaso, che rassomiglia al calice aperto di un fiore. Questo cratere a calice raffigura Dionisio, il dio greco del vino e del teatro, adagiato su un triclinare mentre gioca una partita a cottabo.
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