Terremoto, un anno dopo: resta un miraggio la salvezza dei tesori d'arte

Terremoto, un anno dopo: resta un miraggio la salvezza dei tesori d'arte
di Laura Larcan
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Domenica 29 Ottobre 2017, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 08:27
La difficile gestione delle macerie, la corsa ad ostacoli del codice degli appalti pubblici, i pantani burocratici, la squadra di professionisti a ranghi ridotti. Il destino del patrimonio culturale devastato dal terremoto è una partita che si gioca su una scacchiera complessa, su cui aleggia la sfida della ricostruzione. Ad un anno dalla tragica scossa del 30 ottobre (erano le 7:40) i tesori d'arte restano fantasmi di se' stessi. Non foss'altro per quello stato d'emergenza prorogato dallo Stato al 28 febbraio 2018. «Non ci siamo mai fermati, mai arresi, ma la sequenza continua di scosse che compromette lo stato conservativo e impone una modifica dei progetti in corso d'opera non ha mai aiutato», dice accorata Cristina Collettini architetto del Mibact alla guida dell'Unità di crisi del Lazio.

I NUMERI
E nella criticità più inconsolabile, il bilancio di dodici mesi di pronto soccorso dell'arte sta tutto nel traguardo della messa in sicurezza. Per Amatrice, Accumuli e frazioni locali, si tratta di 27 beni immobili messi in sicurezza (di cui 3 da terminare i primi di novembre). A fronte di 3000 opere mobili ricoverate nel deposito di Cittaducale della Scuola forestale carabinieri (restauri al via a fine novembre).
Numeri importanti anche a Norcia, che la Soprintendente dell'Umbria Marica Mercalli porterà lunedì al convegno della Protezione Civile Un anno dal sisma: «Sono state completate le messe in sicurezza di 35 chiese, a fronte di 5400 opere ricoverate nel laboratorio di Santo Chiodo, asportate da oltre 100 chiese della Valnerina». Un'impresa se si considera che complessivamente nelle 4 regioni colpite dal sisma sono stati danneggiati 7.525 beni immobili e 70.033 beni mobili. Che significa messa in sicurezza allora? Puntellare, non restaurare. Nella chiesa di San Francesco (seguita dall'architetto Valentina Milano) è stata puntellata la parete della navata di sinistra e completata la cerchiatura con funi d'acciaio dell'abside, oltre alla corsa contro il tempo per proteggere gli affreschi.
Ma per intervenire bisogna prima rimuovere le macerie. «Almeno siamo riusciti a salvare il gruppo scultoreo ora ricoverato al deposito di Cittaducale», avverte Collettini. San Benedetto a Norcia, come Santa Maria Argentea, resta un caso aperto: «Si è lavorato per fasi successive di messa in sicurezza - ricorda Mercalli - prima la facciata, poi il fianco destro, il transetto e l'abside. Poi la selezione delle macerie nel Portico del 500 ha fatto riemergere le famose misure in pietre, usate per misurare il grano. La settimana prossima cominciamo a liberare l'interno dalle macerie che raggiungono una fronte di 3 metri». Una fase propedeutica alla ricostruzione. «Il progetto ancora non c'è, ma sono finiti i lavori della commissione ministeriale che ha sancito i criteri guida - precisa Mercalli - Io auspico che San Benedetto venga ricostruita partendo dalle consistenti parti di murature rimaste in piedi senza ipotizzare sostituzioni avveniristiche».

COSÌ AD AMATRICE
Ad Amatrice resta delicata la messa in sicurezza di Sant'Agostino, mentre sono state completate a San Martino, al Museo Civico con la Torre, Icona Passatora, la chiesa della Filetta, il Don Minozzi, Santa Maria delle Grazie di Varoni, Santa Savina. Ma il ritardo è sotto gli occhi di tutti. La gestione delle macerie è l'incubo degli esperti. «Ci sono problemi di proprietà delle macerie, di competenze tra beni vincolati e no, di risorse umane», riflette Collettini. La Regione Lazio ha pubblicato un bando per individuare le ditte che devono occuparsi della rimozione delle macerie.
Addirittura il Mibact sta predisponendo le linee guida sulla modalità di selezione delle macerie. Un lavoro enorme, il tutto amplificato dalla burocrazia. Il commissario non doveva snellire e velocizzare? «Seguire un'emergenza con un codice di appalti pubblici che cambia in continuazione non aiuta - riflette Collettini - Da un lato siamo inchiodati da leggi su procedure, dall'altro l'emergenza incalza. Se usi il buonsenso per salvare l'emergenza, rischi di oltrepassare i confini della legge». E la ricostruzione? È pronto il primo piano di ricostruzione del Mibact concordato con Protezione Civile e Diocesi di 25 chiese in tutte le quattro regioni del cratere. Si sta ragionando in termini di progetti.