Roma, omicidio davanti alla discoteca, l'autopsia: «La morte di Galvagno causata da un'estesa emorragia cerebrale»

Roma, omicidio davanti alla discoteca, l'autopsia: «La morte di Galvagno causata da un'estesa emorragia cerebrale»
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Martedì 5 Settembre 2017, 20:55 - Ultimo aggiornamento: 20:57
Un vero e proprio massacro. Una azione violenta, mirata, che non ha lasciato scampo a Giuseppe Galvagno, l'imprenditore di 49 anni massacrato di botte da cinque buttafuori nel parcheggio esterno di una discoteca dell'Eur, a Roma, sabato scorso.

«Estesa emorragia cerebrale», questo è quanto racconta l'autopsia svolta presso l'istituto di medicina legale del Policlinico Gemelli della notte di violenza consumata fuori ad un noto locale della zona sud della Capitale. Una discoteca che ora resterà chiusa per 90 giorni su disposizione del Questore, che ha sospeso la licenza. L'esame autoptico era atteso dagli inquirenti della Procura perché doveva dare risposte importanti sulla dinamica di quanto avvenuto. Se infatti la ricostruzione fornita da almeno sette testimoni, presenti dentro il locale, convergeva su una lite scoppiata tra Galvagno e un altro uomo, forse per un apprezzamento a una donna, restava da stabilire se la morte dell'imprenditore fosse legata all'aggressione fisica o anche ad altri elementi. L'autopsia sembra sgombrare ogni dubbio: i calci in testa e i pugni sferrati dai buttafuori hanno causato una violenta emorragia cerebrale che in pochi minuti ha portato alla morte di Galvagno.

La stessa compagna dell'uomo aveva raccontato ai magistrati di avere trovato l'uomo agonizzante a terra con il volto completamente tumefatto. Quella dei buttafuori, tutti in stato di fermo e accusati di concorso in omicidio volontario aggravato dai futili motivi, è stata una azione rapida, ma di brutale efficacia.

«Mi ero allontanata per pochi minuti - ha raccontato la compagna di Galvagno agli investigatori -.
L'ho lasciato appoggiato ad un'auto (aveva bevuto molto, ndr), il tempo di prendere la macchina ed era a terra in fin di vita, con il viso coperto di sangue». Domani sono previsti davanti al gip gli interrogatori di convalida dei fermi così come richiesto dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal sostituto Eleonora Fini. L'atto istruttorio si svolgerà nel carcere di Regina Coeli dove i cinque buttafuori, tutti italiani e dipendenti di una società specializzata di Ostia, sono detenuti da domenica. I parenti di Galvagno, tramite i loro legali, tengono a chiarire che l'imprenditore «non era un soggetto violento e molesto» come descritto da alcuni testimoni. «È una ricostruzione totalmente infondata - dicono gli avvocati Gianluca Benedetti e Chiara De Bellis - che getta fango sulla memoria dell'unica vittima di una barbara aggressione che non ha avuto fine nemmeno quando Giuseppe giaceva ormai inerme a terra, colpito a morte da ben cinque addetti alla sicurezza della discoteca».
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