Parma, Pizzarotti indagato per abuso d'ufficio: «Sono sereno, vado avanti»

Federico Pizzarotti
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Giovedì 12 Maggio 2016, 09:33 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 08:25

Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti indagato per abuso di ufficio. E con lui, la sua delegata alla cultura, la torinese Laura Maria Ferraris.Dopo il primo cittadino di Livorno, Filippo Nogarin, un’ altra indagine colpisce un amministratore pentastellato. A Parma i magistrati sono al lavoro sulle nomine del Teatro Regio, tempio della lirica cittadino.

Secondo i principi del Movimento, e dello spoil system, Pizzarotti ha pensato bene di rinnovare i vertici della Fondazione Teatro Regio. All’inizio il mandato era stato affidato a Carlo Fontana, nomina di alto spessore culturale e politico. Ma quando, a fine 2014,  Fontana ha lasciato l’incarico prima del previsto, per sostituirlo l’amministrazione 5 stelle ha puntato a una selezione pubblica. «Era una manifestazione di interessi, non un bando vero e proprio» precisano oggi dal Municipio. Arrivarono una trentina di curriculum.

La commissione era formata da esperti come Cristiano Chiarot, sovrintendente della Fenice di Venezia, Antonello Zangrandi, docente di Economia delle aziende pubbliche dell'Università di Parma, e Alberto Nodolini, fotografo che ha guidato per una vita Vogue Italia. C’è stata una prima scrematura di sette candidature, ma poi succede che i nomi vengono di fatto scelti fuori da quella rosa con una decisione super politica della giunta 5 stelle che brucia in un colpo solo tutte le ambizioni di chi aveva mandato il curriculum. Anna Maria Meo, ex direttrice organizzativa e amministrativa del Teatro Del Carretto di Lucca, si ritrova direttore generale del Teatro Regio e Barbara Minghetti, alla guida del Teatro Sociale di Como e presidente dell'Associazione lirica concertistica italiana, diventa consulente per lo sviluppo e i progetti speciali.

Ma il senatore Pd Giorgio Pagliari, docente di diritto amministrativo, da Roma non si fa sfuggire la capriola grillina e corre in Procura a depositare un esposto denunciando l’iter di selezione.

Ora rimane da capire quanto il M5S sposerà la causa di Parma e se la difenderà come quella livornese o ancora, se «in base ai principi del Movimento» coglierà la palla al balzo per chiedere le dimissioni di un sindaco ritenuto da sempre indigesto per critiche anche aspre mai nascoste. Proprio Pizzarotti poche giorni fa in un’intervista aveva sintetizzato l’agire di governo senza tanti giri di parole: «Per sistemare i problemi a volte è necessario sporcarsi le mani. Se vogliamo andare al governo – aveva affermato - dobbiamo capire che anche nei ministeri o altrove troveremo situazioni complesse». Oggi che è lui a essere sotto inchiesta cerca di mantenere calma e gesso: «Sono tranquillo perché è un atto dovuto che rispetto pienamente. Era già emerso ci fossero indagini in corso in ragione degli esposti del senatore PD Pagliari. Sarà utile per chiarire la vicenda, con la Procura consueto atteggiamento collaborativo. Il mio impegno continua senza esitazione».

La replica

«Era già emerso ci fossero indagini in corso, rispetto alla notizia di mesi fa che qui sotto vi riporto - ha scritto Pizzarotti su Facebook - Sono tranquillo, perchè è un atto dovuto a seguito degli esposti del Partito Democratico. Dico sin d'ora che non entrerò nella polemica politica dei botta e risposta, non utile a chiarire ma solo a confondere i cittadini e allontanarli dalla politica. Andiamo avanti, il mio impegno continua senza esitazione». 

Il Movimento
Stavolta la chiamata di Beppe Grillo non c'è stata, ma la linea del M5S non cambia: per Federico Pizzarotti, come per il sindaco di Livorno Filippo Nogarin, i vertici del Movimento attendono l'evolversi degli eventi, ma niente pugno duro. A quanto apprende l'Adnkronos da fonti del Movimento, in queste ore ci sono stati contatti tra Parma e lo staff comunicazione romano. Da Parma hanno assicurato che tutto è in regola, e che l'avviso di garanzia per il sindaco ducale era un atto dovuto dopo l'esposto partito dal Pd. Fatte le opportune verifiche, a Roma sono giunti alla conclusione che, al massimo, da parte della giunta Pizzarotti si è commesso un errore procedurale per le nomine al Teatro Regio. Da qui la decisione di attendere gli sviluppi dell'inchiesta. Se dovesse emergere qualche illecito o comportamento in contrasto con i valori del Movimento, è chiaro che la linea cambierà in un batter d'occhio, viene assicurato. Ma per ora tutto resto in stand-by.

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